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Matelica si tiene i suoi tesori

Il patrimonio messo a rischio dal sisma è stato raccolto in un grande capannone vicino a Spoleto. Il sindaco della cittadina marchigiana però ha fatto una scelta diversa: aprirà un museo temporaneo dove mentre verranno fatti i restauri necessari sarà possibile continuare a visitare e vedere le opere

di Giuseppe Frangi

Nel bunker dell’arte ferita”, titola oggi Repubblica un reportage dal grande capannone dove sono state ricoverate 960 opere salvate dal terremoto. Il capannone si trova nelle campagne tra Spoleto e Terni. Un bunker antisismico costruito dalla Regione Umbria una decina di anni fa come rifugio temporaneo per l'arte in caso di terremoto.

Ma tra quelle centinaia di opere ordinatamente sistemate e in attesa degli interventi dei restauratori, mancano le opere che erano custodite a Matelica. Che invece sono rimaste a Matelica per decisione del giovane sindaco, Alessandro Delpriori. Un primo cittadino storico dell’arte, con dottorato a Firenze e tesi sul 400 marchigiano.

Delpriori il giorno dopo la scossa del 26 ottobre aveva mandato una lettera a Repubblica che aveva immediatamente acceso le polemiche.

«Sono anche uno storico dell'arte che da anni si occupa dell'arte tra Umbria e Marche», aveva scritto. «Dopo le prime scosse di Amatrice e Arquata ci siamo subito accorti che la situazione per il patrimonio storico artistico era molto difficile, nella zona tra Fabriano e Ascoli Piceno erano centinaia le chiese inagibili, migliaia le opere d'arte in pericolo. Di fronte a tutto questo le soprintendenze erano in stallo totale, non per cattiva volontà dei funzionari sul territorio che invece sono sensibili e molto attivi, ma nella sostanza non si è fatto nulla».

Poi arrivata l’altra grande scossa che ha reso la situazione ancora più drammatica. Ma Delpriori non s’è perso d’animo e come obiettivo si è dato quello di recuperare le opere, ma di non farele allontanare dalla sua città. Così ha recuperato un grande spazio in centro: una struttura moderna dove c’è il parcheggio con risalita meccanizzata, ha messo al lavoro tre giovani professionisti con competenze diverse come Valentina Pallotti, architetto, Angelo Allegrini, restauratore e Giulia Spina, storica dell’arte. A loro ha affidato il compito di allestire un museo-deposito temporaneo dove le persone possano però venire a vedere i loro tesori, che nel frattempo, dove necessario, verranno anche restaurati. «Questi tre ragazzi stanno lavorando gratuitamente 12 ore al giorno per realizzare questo sogno. Stanno costruendo il nostro e il loro futuro», dice Delpriori.

«È un progetto pilota», racconta Delpriori a Vita.it, «Non volevo che la comunità venisse privata per chissà quanto tempo dei suoi tesori. Dopo tutto il dramma già vissuto sarebbe stata un’ulteriore ferita. Se le avessi lasciate portare nel grande deposito centralizzato le avremmo viste fra chissà quanti anni… Nel 1979 la terra tremò, nel 1997 lo fece di nuovo e tutto questo patrimonio fu in qualche modo riscoperto e salvato, oggi è la risorsa più grande di tutta la grande area geografica e metterlo in salvo significa non solo tutelare il passato, ma anche e soprattutto garantire un futuro».

Nel Museo temporaneo confluiranno anche le raccolte del Museo Piersanti, fiore all'occhiello della città, è uno dei più belli della regione, che ha 2mila opere nelle sue raccolte. Tra i pezzi più belli una tavoletta con sette santi che Delprioiri stesso ha studiato, attribuendone la paternità al giovane Giovanni Bellini. «Il terremoto ha messo in luce l’abbandono in cui è stato lasciato il sistema dei Beni culturali in Italia. Le sovrintendenze sono drammaticamente sottodimensionate. Nelle Marche abbiamo una sovrintendenza regionale unica con un solo storico dell’arte, Gabriele Barucca: un funzionario davvero eroico per il carico di lavoro e responsabilità che si è trovato sulle spalle. Una struttura così fragile, a fronte di un patrimonio distribuito su circa 5mila siti. All’inizio ho polemizzato con Franceschini. Ora stiamo in contatto quasi tutti i giorni perché vuole sapere come vanno le cose. Ci ha anche ascoltati inserendo il patrimonio ecclesiastico regionale nell’Art bonus».

per aiutare Matelica Museo aperto
Codice IBAN IT63X0605568950000000008389
BIC/SWIFT: BAMAIT3AXXX
Nella causale indicare: Matelica Museo Aperto


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