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Morti bianche, mancano ancora formazione e informazione corrette

Franco Bettoni, presidente dell’Anmil, commenta l’incidente di Messina in cui hanno perso la vita tre operai. «È solo l’ultimo di una lunga scia di morti nei cosiddetti “spazi confinati”. Di fronte all’andamento altalenante dei dati infortunistici degli ultimi tempi, dobbiamo constatare che non siamo riusciti ad abbattere il fenomeno»

di Lorenzo Maria Alvaro

«È solo l’ultimo di una lunga scia di morti nei cosiddetti “spazi confinati”, luoghi ancora troppo pericolosi in una Italia dove, purtroppo, è ancora latitante una formazione e informazione corretta sul posto di lavoro».

Franco Bettoni, presidente dell’Anmil – Associazione Nazionale Mutilati e invalidi sul Lavoro, commenta così l’incidente accaduto ieri a Messina dove hanno perso la vita tre operai ed uno è ancora in gravissime condizioni, mentre stavano pulendo una cisterna all’interno di un traghetto.

I dati italiani dell’Anmil sugli infortuni sul lavoro del periodo Gennaio-Settembre 2016 parlano di un aumento del 1,67% degli infortuni denunciati tra il 2015 (463.189 mila) e il 2016 (470.924). Scendono invece del 12,03% gli infortuni mortali denucniati che nel 2015 erano 856 e sono 753 nel 2016. Ma questo computo non tiene conto dei casi non regolari. Per quanto riguarda infine le malattie professionali l’aumento è del 3,39% passando da 43.385 nel 2015 ai 44.859 del 2016.

«Di fronte all’andamento altalenante dei dati infortunistici degli ultimi tempi, dobbiamo constatare con amarezza che non siamo riusciti ancora ad assestare un colpo definitivo per l’abbattimento di un fenomeno che pesa sulle nostre coscienze come sulla nostra economia».

Per Bettoni però «proprio in questi frangenti negativi non bisogna abbassare la guardia ma moltiplicare gli sforzi per diffondere ovunque quella cultura della sicurezza che da sempre andiamo predicando e che si può raggiungere solo con un’opera concreta e continua di informazione, formazione vera e non “di carta” e sensibilizzazione, affiancata da una rigorosa attività di controllo per contrastare quelle forme diffuse di inciviltà (come il caporalato, lo sfruttamento, il “lavoro nero” ecc.) ancora presenti in vaste aree del Paese. A tale proposito, dalla Relazione annuale INAIL 2015 ben l’87,4% delle aziende ispezionate sono risultate irregolari».

«In merito al grave incidente di Messina», aggiunge il presdiente, «interverremo velocemente andando a depositare la nostra nomina per poi costituirci parte civile quali parti danneggiate da tale infortunio e partecipare da subito alla fase delle indagini anche al fine di assistere – come sempre senza alcuna corresponsione di onorario – le famiglie dei deceduti e dei sopravvissuti ove lo desiderassero».

Per quello che riguarda le norme in materia, si tratta di un settore disciplinato da un decreto del 2011 (d.p.r. 177/2011) voluto dall'allora ministro dal lavoro Maurizio Sacconi. «La norma aggiornata esiste, serve tuttavia garantirne la effettiva applicazione grazie alla quale queste "morti a catena" potrebbero essere agevolmente evitate o drasticamente ridotte», spiega Bettoni.

La vicenda degli operai di Messina, avvenuta durante l’esecuzione di lavori di manutenzione di una cisterna a bordo nave, evoca immediatamente la spinosa questione delle morti sul lavoro nei cosiddetti "ambienti confinati o sospetti di inquinamento" e dove la sicurezza presenta in generale tre problematiche principali:

A) in primo luogo il controllo sulla idoneità professionale delle ditte che effettuano lavori in questi ambienti in sede di affidamento degli appalti e dei subappalti. Spesso infatti questi lavori sono eseguiti da ditte in subappalto che non hanno le competenze tecniche e le risorse umane adatte per poter svolgere questi lavori molto rischiosi.

B) in secondo luogo il tema della formazione e dell'addestramento pratico degli operatori che si immettono dentro le cisterne, con la dotazione dei dispositivi di salvataggio in caso di emergenza e del controllo/supervisione in loco da parte dei preposti sul corretto svolgimento delle operazioni.

C) in terzo luogo la corretta informazione/addestramento dei colleghi della prima vittima quando si "lanciano a soccorrere" il collega che, per primo, sta accusando un malore a causa della inalazione delle sostanze nocive che si sprigionano nei luoghi confinati.

Anmil, alla luce degli ultimi avvenimenti, ha stilato sei istanze per la sicurezza sul lavoro

  • Serve riaccendere l’attenzione delle Istituzioni preposte sul fenomeno degli infortuni e delle morti sul lavoro;
  • Non rinviare l’annunciato Ispettorato Unico che dovrebbe attivarsi dal 1° gennaio 2017;
  • Serve completare l’attuazione del Testo Unico Sicurezza: ad oggi, ci sono più di 20 i decreti da attuare ancora e alcuni riguardano materie anche di grande rilievo;
  • Ambiti di intervento normativo importanti: qualificazione delle imprese, sorveglianza sanitaria, sviluppo della pariteticità, attuazione di politiche di gestione del rischio che tengano conto effettivamente della presenza di lavoratori con disabilità, malattie e patologie professionali nei luoghi di lavoro;
  • Accelerare i tempi di attivazione della Commissione Consultiva Permanente per la Sicurezza nella sua nuova composizione.
  • Dare vita ad una Procura unica che si occupi di tutte le questioni legate agli incidenti sul lavoro per evitare lungaggini e soprattutto eventuali prescrizioni.

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