Economia & Impresa sociale 

Generali e Intesa? Una guerra tra colossi per difendersi dai francesi

L’intervista all’economista Marcello Esposito sul chiacchierato matrimonio tra le due più antiche e grandi realtà finanziarie italiane. «È evidentemente una manovra protezionista di Intesa che teme l’ennesimo shopping d’Oltralpe»

di Lorenzo Maria Alvaro

Il giorno dopo la prima ammissione di Intesa Sanpaolo sul proprio interesse in una aggregazione con Generali i media propongono analisi e retroscena che dicono tutto e il contrario di tutto.

Di certo c'è che l’eventuale unione tra i due marchi potrebbe creare un colosso del risparmio gestito, con masse per oltre 844 miliardi di euro, che si posizionerebbe al primo posto nella classifica dell’industria italiana dell’asset management con una quota di mercato vicina al 45%. Mentre a livello europeo entrerebbe nella classifica dei primi 15 gruppi del risparmio gestito. Le idee però non sono chiare e l’operazione lascia tanti dubbi. Per questo Vita.it ha chiesto all’economista Marcello Esposito alcuni chiarimenti


Come si può spiegare l’interesse di Intesa Sanpaolo per Generali?
Le logiche di aggregazione tra Generali e Intesa, se si guardasse il tutto da un punto di vista industriale, sono certamente confuse. Non giustificano assolutamente l’acquisizione della terza realtà assicurativa d’Europa.

E allora con che occhiali bisogna guardare a questa manovra?
Come risposta all’assalto che è in atto alle aziende italiane da parte di tutti i gruppi stranieri, in particolare dei francesi. Basti pensare alla sfilza di marchi del lusso, l’ultima è Luxottica, la rete tlc di Telecom o l’assalto alla tv di Mediaset. Senza contare la Borsa di Milano, che fa parte dal 2007 del gruppo London Stock Exchange cui si sta aggiungendo come terzo polo, la Deutsche Boerse. È facile immaginare tra Francoforte, Milano e Londra chi sia il coccio ad avere la peggio. Poi c’è la Fiat che si è trasferita e non è un segreto l’interesse di Axa per Generali. Abbiamo, insomma, un progressivo impoverimento del mondo finanziario italiano. Quindi penso che dobbiamo leggere l’operazione come un tentativo di difesa di un patrimonio pregiato, com’è Generali, per il sistema Italia.

Possiamo immaginare un Governo italiano che appoggia sottotraccia l’intervento di Intesa?
Non lo so. Ma potrebbe tranquillamente esserci apprezzamento. Quello che è certo ed evidente è che Generali e Intesa sono in Italia da sempre. Se ci fossero state logiche industriai da perseguire insieme poteva essere fatto in un qualunque mometo degli ultimi 200 anni.

Unicredit può essere della partita?
No, Unicredit ha in questo momento il problema dell’aumento di capitale, il più grosso mai fatto in Italia, che è decisamente impegnativo. Quindi è fuori dai giochi per condizione. Non può impegnarsi su una battaglia del genere. Ci sono in ballo cifre da capogiro.

Si profila quindi una vera e propria battaglia tra Italia e Francia?
Non solo, la guerra c’è anche tra le italiane. Generali con l’acquisto del 3% di Intesa dimostra di non voler essere acquistata. Un modo per obbligare Intesa, in caso voglia acquistare, a farlo tirando fuori i soldi veri. L’unica stradea che da oggi ha Intesa è un Opa. Di fatto le è stata bloccata la possibilità di fare una normale scalata.

Alcuni analisti pronosticano che l’assicurativo, in caso di acquisto di Intesa, non sarà più core per Generali. È così?
Bisogna capire perché Intesa acquisterà se acquisterà. Prima è difficile immaginare scenari.

Quindi per capire possiamo solo aspettare?
Si, dobbiamo vedere se chi voleva prendere Generali, come Axa, si è spaventato per la mossa di Intesa o se invece avrà inizio la battaglia.


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