Economia & Impresa sociale 

Immigrati: calano le rimesse dall’Italia, -30% in quattro anni

In dieci anni gli immigrati residenti nel nostro paese hanno inviato a casa oltre 64,5 miliardi di euro. Ma dal picco del 2011 la crisi si è fatta sentire anche per questi lavoratori, che hanno ridotto di quasi un terzo le somme spedite nelle nazioni di origine. Ecco quali sono i gruppi etnici più “generosi”

di Gabriella Meroni

Calano vistosamente le rimesse degli immigrati che vivono in Italia. Secondo gli ultimi dati disponibili forniti da Bankitalia e rielaborati dal Centro studi ImpresaLavoro, nel decennio 2005-2015 i lavoratori stranieri hanno inviato alle loro famiglie in patria oltre 64,5 miliardi di euro, con un picco di quasi 7,4 miliardi nel 2011, cifra che nel 2015 era però scesa a 5,3 miliardi (-29%). Un segnale del fatto che la crisi ha colpito tutti, ma in particolare coloro che risparmiano in vista di un futuro migliore. E anche se secondo alcune stime si può ipotizzare che altri 700 milioni l’anno vengano inviati attraverso canali “informali”, il dato negativo rimane.

Ma da dove partono le rimesse? Sicuramente la regione che svetta è la Lombardia (da cui sono stati inviati 1,1 miliardi nel 2015), seguita dal Lazio (920 milioni) e dalla Toscana (564 milioni); in coda alla classifica, Basilicata (19,5) e, staccate, Molise (9,4) e Valle d’Aosta (7,6 milioni). Quanto alle diverse nazionalità, nella classifica dei più “generosi” (che ha preso in esame 229 gruppi nazionali diversi) al primo posto ci sono i lavoratori romeni (847 milioni), poi i cinesi (557 milioni), bengalesi (435) e filippini (355); in coda colombiani (77 milioni), tunisini (53) e nigeriani (46).

Più modeste sono invece le somme trasferite dai lavoratori provenienti da alcuni Paesi dell’Unione europea: al primo posto risultano i polacchi (43 milioni) seguiti dai bulgari (41 milioni) e dagli spagnoli (40), molto distanziati tedeschi (29), francesi (27), e britannici (21). Rispetto al resto d’Europa, infine, le rimesse degli stranieri residenti in Italia sono elevate: siamo infatti al terzo posto per volume di invii verso l’estero dopo Francia e Spagna.


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