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“Pochi” poveri in Emilia, il Sia è integrato dal Res regionale

La Regione ha introdotto da poche settimane un Reddito di solidarietà che "copre" i bisogni delle tante famiglie povere ma non abbastanza indigenti da poter accedere alla misura nazionale Sia. Con il sostegno regionale saranno impiegati 35 milioni, mentre i fondi del Sia sono stati spesi solo in parte. Ecco come funziona e a chi potrà essere erogato

di Gabriella Meroni

Il Sia rischia di beneficiare poche famiglie in Emilia Romagna, e la Regione corre ai ripari. È da poco entrato in vigore infatti il Reddito di Solidarietà (Res), misura di contrasto alla povertà disciplinata dalla legge regionale 24 del 16 dicembre scorso. Rivolto alle (tante) famiglie escluse dal Sostegno all’Inclusione Attiva (Sia), il Res emiliano è finanziato dalla Regione con 35 milioni l’anno e si rivolge ai nuclei con un Isee inferiore a 3000 euro in cui non sono presenti minori, figli con disabilità e donne in stato di gravidanza, o che non raggiungono 45 punti nella valutazione multidimensionale. Insomma, a famiglie povere ma non tanto povere da “meritare” il Sia.

Nella regione infatti le famiglie che avrebbero diritto al Sia sono molte meno di quelle che rientrerebbero nei criteri del Res (come riportato anche da SecondoWelfare). La misura nazionale si rivolge a tutti i nuclei familiari con Isee fino a 3.000 euro in cui è presente un minore, un disabile o una donna in stato di gravidanza accertata, e non prevede la valutazione multidimensionale del bisogno che considera una serie di indicatori (relativi ai carichi familiari e alla situazione economica e lavorativa) e attribuisce un punteggio a ciascuno di essi. Per accedere al Sia è necessario ottenere un punteggio pari o superiore a 45 e molti nuclei familiari, pur possedendo tutti gli altri requisiti, sono esclusi dalla misura proprio perché non raggiungono questo punteggio. In Emilia Romagna, in particolare, secondo un’analisi dell’Università di Modena e Reggio Emilia, solo 3.300 famiglie potranno essere raggiunte dal Sia, i cui finanziamenti ammontano a 38 milioni ma la cui spesa si stima in soli 8 milioni; i nuclei familiari esclusi dal Sia ma potenzialmente beneficiari del Res sono invece 31.000, per una spesa di 54 milioni di euro (contro i 35 stanziati). Nel caso del Res è stato però ipotizzato una copertura del 70% dei potenziali beneficiari, cioè poco meno di 22.000 famiglie, il che consentirebbe un uso sostenibile delle risorse stanziate.

Non un mero sostegno economico di emergenza, il Res è erogato all’interno di un progetto di attivazione sociale e di inserimento lavorativo siglato con il Comune di residenza, e consiste in 400 euro mensili per massimo un anno. I beneficiari devono impegnarsi a incontrare periodicamente i Servizi sociali, a cercare attivamente lavoro, ad accettare le eventuali offerte e a intraprendere percorsi di cura della salute, dell’alloggio e dell’educazione degli eventuali minori.


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