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Cooperazione & Relazioni internazionali

Tutti i numeri della repressione della stampa

Dopo il rilascio di Gabriele Del Grande, si calcola che siano ancora più di 120 i giornalisti imprigionati nelle carceri turche e ad una settimana dalla Giornata Internazionale della Libertà di Stampa, la Turchia rimane il Paese con il maggior numero di arresti tra i giornalisti

di Ottavia Spaggiari

Gabriele Del Grande è stato liberato e nella conferenza stampa improvvisata all’aeroporto di Bologna, subito dopo l’atterraggio in Italia, il suo primo pensiero è andato ai giornalisti ancora detenuti ingiustamente in tutto il mondo e, in particolare, in Turchia. Un appello che non poteva essere più tempestivo. Manca una settimana al World Press Freedom Day, la Giornata Internazionale della Libertà di Stampa e, secondo l’Unesco la sicurezza dei giornalisti non è mai stata così a rischio.

Negli ultimi 10 anni sono stati uccisi 827 reporter, mentre il 2016 ha registrato un record per gli arresti, con 259 giornalisti imprigionati. Ad aver contribuito a questo incremento, secondo il Committee to Protect Journalists è stata proprio la Turchia che, dopo il tentato colpo di stato del luglio scorso, nell’arco di appena cinque mesi, ha chiuso circa 178 tra giornali, siti web e case editrici, permettendo la riapertura solo di una minima parte di questi. Il governo ha poi fatto ricorso ai poteri straordinari per censurare siti web e controllare i movimenti degli utenti internet.

Va alla Turchia anche il primato per il più alto numero di arresti tra i giornalisti, con almeno 81 arresti nel 2016 secondo il CPJ, anche se altre fonti, tra cui il Partito Popolare Repubblicano, stimano che siano più di 150 i giornalisti costretti dietro le sbarre.

Proprio per chiedere il rilascio immediato dei professionisti detenuti in Turchia, Amnesty International ha lanciato #FreeTurkeyMedia, una campagna globale che sta mobilitando migliaia di persone. Secondo le stime di Amnesty, sono più di 120 i giornalisti ancora bloccati in prigione. “Nelle purghe che hanno seguito il mancato colpo di stato, la Turchia è diventata il più grosso carceriere per i giornalisti. Molti sono detenuti da mesi e non hanno ancora idea di quali siano le accuse che gli sono state fatte,” ha dichiarato Gauri van Gulik vice direttore di Amnesty International Europa. “Dopo il referendum costituzionale di questo mese, la Turchia ha bisogno di media liberi oggi più che mai e questa campagna dimostrerà che il mondo non ha dimenticato i giornalisti che stanno soffrendo in prigione.”

Foto: VINCENZO PINTO/AFP/Getty Images


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