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Caregiver familiari in piazza per accelerare la legge

«In Commissione Lavoro la legge è ferma, rischiamo per la quarta volta in vent'anni che la legislatura finisca senza avere un provvedimento», afferma Maria Simona Bellini, presidente del Coordinamento Nazionale Famiglie Disabili. «È stato chiesto un parere alla Ragioneria di Stato utilizzando una prassi anomala: prima fai il testo, definisci cosa vuoi fare e poi chiedi quanto costa. Invece qui la domanda è "quanto il Governo vuole metterci?"»

di Sara De Carli

Lo chiedono da oltre vent’anni e da qualche mese, con tre proposte di legge che hanno avviato il loro iter in Senato, con rinnovata urgenza, ben esplicitata dall’hashtag scelto: #unaleggesubito.

Chiedono una legge subito i caregiver familiari, le persone cioè che si prendono cura di familiari del tutto non autosufficienti a causa di severe disabilità, preoccupati che anche questa legislatura passi senza risultati: «sarebbe la quarta volta in vent’anni», ricorda Maria Simona Bellini, presidente del Coordinamento Nazionale Famiglie Disabili, «nel 2010 i sostegni previdenziali erano stati approvati dalla Camera deputati, poi tutto rimase fermo due anni in Commissione Lavoro del Senato. È inaccettabile, non ho più parole, si trovano soldi per tutto tranne che per noi». La condizione dei caregiver familiari e le loro problematiche ad oggi non sono state mai risolte in sede legislativa, tanto che per loro non esiste nemmeno un riconoscimento giuridico. Per questo a Roma mercoledì 10 maggio ci sarà una manifestazione di protesta: in piazza della Rotonda (Pantheon) convergeranno caregiver familiari provenienti da ogni regione italiana, per chiedere di accelerare i tempi della discussione della legge in questione. Nello stesso giorno ci sarà una Conferenza Stampa al Senato, su iniziativa dei Senatori Laura Bignami e Aldo Di Biagio, sul tema “Il ruolo del caregiver familiare, tra diritti negati e silenzio dello Stato”. Le famiglie legate al Coordinamento Nazionale Famiglie Disabili appoggiano un disegno di legge in particolare, il n. 2128, a prima firma della senatrice Laura Bignami: «è l’unico che prevede reali sostegni e tutele che possano alleggerire l’immenso carico cui gli stessi caregiver familiari sono quotidianamente sottoposti», spiega Maria Simona Bellini, presidente del Coordinamento e mamma di Letizia. A sostegno dell’iter di questa legge è in atto la campagna #unaleggesubito alla quale hanno finora partecipato, con una propria foto a sostegno, 6mila cittadini. «In Commissione Lavoro la legge è ferma, non c’è ancora un testo unico ed è stato chiesto un parere alla Ragioneria di Stato utilizzando una prassi anomala: prima fai il testo, definisci cosa vuoi fare e poi chiedi quanto costa. Invece qui la domanda è quanto il Governo vuole metterci. Ma se non mi dici quali sono le spese che vuoi affrontare, come puoi quantificarle? Inoltre sappiamo per esperienza perché è già successo in altre legislature, che la Ragioneria di Stato ci mette sei mesi a dare un parere, il rischio concreto che vediamo è che finirà di nuovo la legislatura senza avere un provvedimento e si dovrà iniziare tutto daccapo, per la quarta volta».

Per Maria Simona Bellini «non basta un riconoscimento formale, il ddl Angioni dice esplicitamente che non sono previsti maggiori oneri per lo Stato, ma questa norma deve avere per forza dei costi, altrimenti che tutele sta dando? Per non parlare del gioco che stanno facendo le Regioni, che sembrano intenzionate a spostare l’assegno di cura per la persona disabile come sostegno per il caregiver. Ovviamente non c’è una norma del genere, ma questa è la filosofia che trapela. In Toscana invece c’è una legge che dice di sostenere il caregiver e lo retribuisce, ma guardacaso togliendo fondi al Fondo Non Autosufficienza. Tra l’altro noi non vogliamo una retribuzione, non l’abbiamo mai chiesto, vogliamo solo l’acceso ai nostri diritti fondamentali: la salute, la realizzazione personale, il lavoro, una vita sociale… Tutte cose che ci sono negate. Con quello, poi ci occupiamo volentieri dei nostri cari, ma datecene la possibilità. Vogliamo essere aiutati, non liberarci di un peso. A me è successo di nuovo 15 giorni fa, ho avuto un attacco cardiaco e ho rinunciato per l’ennesima volta a un ricovero perché alle 15,30 mia figlia Letizia tornava dal Centro e io non avevo nessuno che potesse occuparsene.

Foto JAIME RAZURI/AFP/Getty Images


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