Famiglia & Minori

Farmaci e legge anti sprechi: su cosa essere vigili

In Italia una persona su due ha dovuto rinunciare, nel corso del 2016, ad acquistare farmaci per ragioni economiche. Di loro, solamente gli enti assistenziali si prendono cura, offrendo l'ultima protezione sociale. Per questo occorre massima vigilanza sul decreto di attuazione della legge contro gli sprechi, relativo ai farmaci e atteso entro l'anno dal Ministero della Salute. Perché la burocrazia non diventi un costo sulle spalle dei più deboli

di Marco Dotti

Il settembre scorso è entrata definitivamente in vigore la legge contro gli sprechi alimentari (L. 19 agosto 2016, n. 166).

La legge reca una titolatura chiara, importante: “Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi”. Una bella conquista, una meta raggiunta. Tutto a posto? Forse. Se sulla lotta agli sprechi alimentari il cammino fatto è già molto, per quanto riguarda i prodotti farmaceutici c’è ancora qualcosa da fare. Ma è un passo importante, che chiede molta attenzione

La legge, che ha avuto come relatrice l’onorevole Maria Chiara Gadda, ha colmato molti vuoti legislativi equiparando l’ente assistenziale al consumatore finale, anche sul fronte delle donazioni di farmaci. Che cosa resta da fare? C’è da mettere mano – e non è cosa di poco conto – a un decreto che, entro l’anno, dovrebbe essere approntato dal Ministero della Salute.

L'articolo 15 della Legge, modificando l'articolo 157 del D.Lgs. n. 219/2006, ha dato disposizioni per incentivare la donazione alle onlus di medicinali non utilizzati, correttamente conservati e non scaduti, rimandando però al decreto del Ministro della Salute di cui parlavamo. Decreto che dovrebbe essere approvato entro l’anno, individuando modalità tali da garantire la qualità, la sicurezza e l'efficacia originarie, ed escludendo espressamente i medicinali da conservare in frigorifero a temperature controllate, quelli contenenti sostanze stupefacenti o psicotrope nonché quelli dispensabili solo in strutture ospedaliere.

Alle onlus – così recita la l’articolo 15 – viene consentita la distribuzione dei medicinali direttamente ai soggetti indigenti a condizione che dispongano di personale sanitario. Anche in tal caso viene sancita l'equiparazione al consumatore finale degli enti che svolgono attività assistenziale – rispetto alla detenzione e conservazione dei prodotti – e viene stabilito espressamente il divieto della cessione a titolo oneroso dei farmaci oggetto di donazione.

Che cosa resta da chiarire nel decreto atteso dal Ministero della Salute? E perché conviene che l’attenzione, su quel decreto, sia alta?

  • Da chiarire tramite decreto restano le modalità per tracciare e conservare i medicinali (strutture, locali, apparecchiature) da parte delle onlus.
  • Le cose a cui prestare attenzione, affinché senso e ratio della legge non vengano stravolte, ferma restando la necessaria presenza di personale sanitario al proprio interno e una cornice di regole che tuteli la salute dei beneficiari, è che non vengano introdotti nuovi oneri e nuova burocrazia a carico delle onlus.

Questi oneri (lo spreco di farmaci viene computato in 9miliardi l'anno) ricadrebbero su tutta la comunità, in particolare sui più bisognosi e i più deboli. In un periodo in cui – come rileva un ricerca Doxa condotta per realizzata per Banco Farmaceutico dal titolo “Nuove povertà e bisogni sanitari” – quasi un italiano su due (45%) ha rinunciato nell’ultimo anno all’acquisto di un farmaco è una prospettiva da evitare a ogni costo.


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