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Papa Giovanni XXIII patrono dell’esercito? “Roba da matti”

Il Papa buono, colui che con la Pacem in terris denunciò ogni guerra, domani sarà proclamato patrono dell'esercito italiano. Per il presidente di Pax Christi Italia è una scelta assurda, irrispettosa e anticonciliare

di Redazione

Domani, 12 settembre, l’Ordinario Militare per l’Italia, mons. Santo Marcianò, consegnerà al capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale Danilo Errico, la Bolla Pontificia di San Giovanni XXIII Papa quale Patrono dell’Esercito italiano: questa è la notizia uscita intorno all'ora di pranzo. «Ci è giunta notizia che San Giovanni XXIII sarà quanto prima proclamato Patrono dell’Esercito Italiano, avendone fatto parte al tempo della Prima Guerra Mondiale. Come Presidente della sezione italiana di Pax Christi, Movimento Cattolico Internazionale per la Pace, mi sembra irrispettoso coinvolgere come Patrono delle Forze Armate colui che, da Papa, denunciò ogni guerra con l’Enciclica ‘Pacem in terris’ e diede avvio al Concilio che, nella Costituzione ‘Gaudium et spes’, condanna ogni guerra totale, come di fatto sono tutte le guerre di oggi», ha scritto Giovanni Ricchiuti, Vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti e Presidente di Pax Christi – Italia.
«Sollecitato da tutto il Movimento Pax Christi e anche da altre persone sensibili al tema della pace, ritengo assurdo il coinvolgimento di Giovanni XXIII, anche perchè l’Esercito di oggi, formato da militari professionisti e non più di leva, è molto diverso da quello della prima Guerra mondiale che, non lo possiamo dimenticare, fu definita da Benedetto XV ‘inutile strage’. E’ molto cambiato anche il modello di Difesa, con costi altissimi (23 miliardi di euro per il 2017) e teso a difendere gli interessi vitali ovunque minacciati o compromessi». E ancora: «Pensare a Giovanni XXIII come Patrono dell’Esercito lo ritengo anticonciliare anche alla luce della forte ed inequivocabile affermazione contenuta nella Pacem in Terris, “con i mezzi di distruzione oggi in uso e con le possibilità di incontro e di dialogo, ritenere che la guerra possa portare alla giustizia e alla pace è fuori dalla ragione – alienum a ratione”. È ‘roba da matti’, per usare un’affermazione di don Tonino Bello, anch’egli Presidente di Pax Christi fino al 1993».

Il presidente di Pax Christi ricorda che «Papa Giovanni XXIII è nel cuore di tutte le persone come il Papa Buono, il papa della Pace, e non degli eserciti». La conclusione della sua lettera aperta è un invito alle «donne e uomini di buona volontà», «a cui chiediamo di unirsi con ogni mezzo a questa dichiarazione per esprimere il proprio rammarico per una decisione che non rappresenta il “sensus fidei” di tanti credenti che hanno conosciuto Giovanni XXIII o che ne apprezzano la memoria di quella ventata profetica che ha indicato alla Chiesa nuovi sentieri di giustizia e di pace».

Francesco Vignarca, portavoce di Rete Disarmo, ha ricordato che da giovane il futuro Papa scrisse: «appena uscito di caserma mi sono spogliato dell’uniforme aborrita, ho baciato piangendo la mia cara sottana e sono tornato fra i Superiori e i parenti fatto più degno della loro compagnia. “Iam hiems transiit, imber abiit et recessit”. L’inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’è andata».

Il SIR riferisce invece come il teologo don Ezio Bolis sulle colonne de L’Osservatore Romano di oggi, commentando la decisione della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti di dichiarare san Giovanni XXIII “patrono presso Dio dell’Esercito italiano” (decreto del 17 giugno 2017) affermi che «proclamare san Giovanni XXIII patrono dell’esercito italiano significa “ribadire il compito precipuo di questa istituzione in uno stato democratico: difendere il bene prezioso della pace imponendo la forza della legge”» e «una provvidenziale occasione per riflettere in modo ponderato sul significato e l’opportunità di una presenza, quella dei cappellani militari, all’interno di un’istituzione qual è l’esercito».

Foto © AG. SINTESI


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