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Cooperazione & Relazioni internazionali

Aiutate i Rohingya, il popolo perseguitato caro a Francesco

Anche il papa si era mobilitato per questa popolazione musulmana costretta ad abbandonare il paese asiatico e a rifugiarsi nel vicino Balgladesh. Una persecuzione che sta mietendo vittime soprattutto tra i bambini. Save the Children è all'opera tra i disperati

di Gabriella Meroni

Oltre 370.000 Rohingya si sono rifugiati in Bangladesh nelle ultime due settimane e mezza per fuggire all’escalation delle violenze nel nord dello stato di Rakhine in Myanmar iniziata lo scorso 25 agosto. Più della metà sarebbero bambini e, secondo le notizie, centinaia di persone, compresi i bambini, sarebbero state uccise. Save the Children – l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro – lancia un forte invito a tutta la comunità internazionale perché risponda pienamente all’appello di raccolta fondi di 77 milioni di dollari, necessari per portare aiuto ai Rohingya sfollati nel sud del Bangladesh.

Mentre le organizzazioni umanitarie e il Governo del Bangladesh stanno cercando di ampliare gli interventi di assistenza, la situazione nelle comunità e nei campi informali dove gli sfollati Rohingya stanno cercando rifugio, diventa ogni giorno più disperata. All’interno e nell’area di Cox’s Bazar, un distretto del Bangladesh al confine con il Myanmar, migliaia di famiglie Rohingya con i loro bambini sono costrette a dormire all’aperto o lungo le strade perché non sanno dove trovare riparo. Alcuni non hanno cibo a sufficienza o acqua potabile, e in questo stato di totale incertezza aumentano i rischi di abuso, sfruttamento o traffico dei bambini. “Le comunità locali sono state generose nel condividere cibo e altri generi di prima necessità con i nuovi arrivati, ma alcuni Rohingya sono costretti a mendicare per procurarsi il cibo", ha dichiarato George Graham, esperto di emergenze umanitarie di Save the Children. "Tra chi è arrivato negli ultimi giorni, spesso dopo una lunga fuga a piedi e dopo aver abbandonato la propria casa in mezzo a violenze e uccisioni, il livello di disperazione è altissimo. Sono già molti i bambini che si sono ammalati per mancanza di cibo o acqua potabile.”

È di vitale importanza che la comunità internazionale finanzi interamente il piano di risposta umanitaria che prevede l’intervento delle Nazioni Unite e delle organizzazioni non governative internazionali per supportare con aiuti salvavita 300.000 persone fino alla fine dell’anno. “La situazione umanitaria è gravissima e le necessità di aiuto sono enormi. La comunità internazionale deve rendersi conto della gravità e delle proporzioni dell’emergenza e far fronte alle necessità di persone in una situazione di grandissima vulnerabilità, specialmente i bambini. Riconosciamo lo sforzo fatto finora dal Governo del Bangladesh, dalle autorità locali nel Cox’s Bazar e dalle comunità che ospitano i rifugiati Rohingya, ma le dimensioni di questa crisi richiedono ulteriori ingenti aiuti.”

“Chiediamo che le violenze nello stato di Rakhine in Myanmar abbiano fine, e a tutte le parti coinvolte di fare ogni sforzo possibile per proteggere i civili e in particolare i bambini. Chiediamo inoltre che sia consentito senza ostacoli l’accesso degli aiuti nel nord dello stato di Rakhine, dove la situazione peggiorerà sicuramente se le organizzazioni umanitarie non potranno riattivare i loro programmi.”

Save the Children è presente nell’area del Cox’s Bazar, in Bangladesh, con interventi di supporto a lungo termine alle famiglie Rohingya sin da prima dell’ultima escalation di violenza dello scorso 25 agosto. L’Organizzazione sta ora ampliando in grande scala il suo lavoro dopo aver già distribuito centinaia di kit per la costruzione di ripari, creato spazi a misura di bambino dove poter recuperare un senso di normalità ed essere protetti, e attivato programmi di protezione e assistenza per i minori soli. L’Organizzazione opera anche nel Rakhine State in Myanmar, fornendo aiuto e assistenza sia ai Rohingya che vivono nei campi per gli sfollati a Sittwe e Pauktaw, che alle comunità a Pauktaw, ma non può avere accesso all’area nord della regione.


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