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Che Guevara: attualità di un mito

Guerrigliero, ministro, diplomatico, medico, bancario, politico, icona, cosmopolita, è difficile definire e giudicare - oggi come ieri - Ernesto ”Che” Guevara. A cinquant’anni dalla morte la sua immagine di giovane eroe è sempre un esempio

di Marco Marcocci

«Ci prese come un pugno, ci gelò di sconforto, sapere a brutto grugno che Guevara era morto: in quel giorno d’ottobre, in terra boliviana era tradito e perso Ernesto “Che” Guevara…». Così Francesco Guccini canta nel tributo a Ernesto Che Guevara dal titolo Stagioni la morte del “Che”, avvenuta esattamente 50 anni fa, quando venne fucilato sugli sperduti altipiani della Bolivia.

Nato nel 1928 a Rosario, in Argentina, Ernesto Guevara de la Serna, dopo un’infanzia caratterizzata da una grave forma di asma che lo accompagnerà per tutta la vita, studia medicina a Buenos Aires, dove poi si laurea con una tesi sulle allergie.

Nel dicembre del 1951, con l’amico Alberto Granados, in sella alla famosa “Poderosa II” Ernesto Guevara viaggia in Cile, Perù Colombia e Venezuela. Poi altri viaggi che lo portano nel 1954 in Guatemala, dove il governo di Jacopo Arbenz, guidando una battaglia contro i grandi possidenti terrieri e la multinazionale United Fruit, aveva avviato una coraggiosa riforma agraria. Guevara partecipa alla fallita resistenza popolare che si oppone al golpe contro Arbenz finanziato dagli Stati Uniti e sfugge alla repressione rifugiandosi in Messico.

È qui, nel 1955, che conosce Fidel Castro ed entra nel Movimento 26 luglio che stava addestrandosi per l’imminente spedizione a Cuba contro il dittatore Batista. Nel dicembre del 1956 l’esercito cubano ha la meglio sui militanti del Movimento ed i superstiti iniziano la guerriglia sulla Sierra Maestra.

Guevara diventa uno dei capi, i cubani lo chiamano “Che” ed è proprio lui a condurre la battaglia decisiva contro l’esercito del dittatore Batista nel dicembre del 1958 a Santa Clara.

Nel 1959, Guevara diventa cittadino cubano per i servizi resi alla rivoluzione, si sposa con la militante Aleida March e guida una delegazione cubana in Egitto, India, Giappone, Indonesia, Ceylon, Pakistan, Jugoslavia e Marocco. Sempre nello stesso anno, a novembre, diventa Presidente del Banco Nacional, la banca statale di Cuba. Ancora viaggi in rappresentanza del governo cubano in URSS. Cecoslovacchia, Corea del Nord, Repubblica Democratica Tedesco e poi, nel febbraio del 1961, la nomina a Ministro dell’industria, responsabile della pianificazione economica, carica che ricoprirà fino al 1965.

Accusa senza esitazione la politica di sfruttamento degli Stati Uniti in ogni occasione, famosa fu la sua presa di posizione alla conferenza dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) nell’agosto del 1961 a Punte del Este, in Uruguay.

Tra viaggi in varie parti del mondo e partecipazioni alle assemblee dell’ONU, si arriva al 1965 quando perate per il Congo, in incognito, a capo della missione guerrigliera di sostegno ai rivoluzionari locali. L’anno successivo, a novembre, Guevara è a capo della spedizione dei rivoluzionari cubani in Bolivia dove, dopo quasi un anno di guerra, il gruppo del Che subisce un’imboscata e viene sopraffatto dall’esercito boliviano. È l’8 ottobre del 1967, il “Che” viene ferito e catturato, il giorno dopo è trasportato in elicottero nella scuola di Higueras e, di lì a poco, trucidato con il beneplacito statunitense.

Guerrigliero, ministro, diplomatico, medico, bancario, politico, icona, cosmopolita, è difficile definire e giudicare – oggi come ieri – Ernesto ”Che” Guevara. A cinquant’anni dalla morte la sua immagine di giovane eroe è sempre attuale ed anche per questo, almeno oggi, un modo spontaneo per ricordarlo è pronunciare questa frase: “Hasta la victoria siempre”


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