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Così la salute vien giocando

Si è tenuta all'Irccs Pavia Boezio una giornata ludica per i pazienti di Riabilitazione neuromotoria. L'idea di un giovane psicologo che ha svolto il suo tirocinio nell'Istituto che sottolinea come il gioco possa essere un'integrazione alla medicina riabilitativa «meno stressante per il paziente perché unita alla piacevolezza dell'esperienza ludica»

di Redazione

Aiutare la riabilitazione grazie il gioco. La medicina riabilitativa è tutt’altro che un gioco, ma il giocare può divenire uno degli agenti in campo. L’intuizione è di un giovane psicologo: Federico Marra, 27enne leccese, fresco di laurea in psicologia all’Università Bicocca di Milano, con un tirocinio post-laurea presso il Servizio di Psicologia dell’ Irccs Pavia Boezio della Maugeri, dove ha frequentato l’Unità Specialistica di Riabilitazione Neuromotoria.

Affiancando la psicologa Cinzia Sguazzin nel lavoro con pazienti con patologie neurologiche, acquisite o degenerative, Marra ha intuito le potenzialità terapeutiche del gioco, di cui è appassionato da sempre, fino a far parte, a Pavia, dell’Associazione Aerel, formata da appassionati dei giochi da tavolo e di ruolo.
Una passione comune al primario, Alberto Zaliani, che ha portato l’idea di coinvolgere i degenti in una sessione terapeutica di gioco, intitolata “La salute vien giocando”, che si è svolta nel pomeriggio di sabato 11 novembre, proprio nell’Istituto pavese.

«Nell’esperienza ludica si stimolano cognitivamente i pazienti, nella ricerca visiva, nel sostegno all’attenzione, nella pianificazione delle mosse, nell’inibizione delle risposte dei pazienti frontali», spiega Marra. Si tratta di disturbi che spesso caratterizzano le cerebrolesioni acquisite e per le quali la Medicina riabilitativa neuromotoria fa un lavoro decisivo. «Il gioco può essere un’integrazione, meno stressante per il paziente, perché unita alla piacevolezza dell’esperienza ludica», sottolinea il giovane psicologo.

Con i volontari di Aerel, Marra ha portato in via Boezio dei giochi pensati proprio per chi soffre di alcuni specifici deficit cognitivi. In particolare Dobble, «dove l’abilità sta nell'associare uno stimolo visivo presente sulla propria tessera con uno dei simboli presenti nella tessera posta al centro del tavolo». Con Chromino, ai pazienti di Via Boezio è stato proposto una sorta di domino colorato, con più colori sulla stessa tessera. «Qui entra in gioco la risposta visiva: si tratta di riconoscere, denominare il colore, in un dedalo di pezzi», sottolinea Marra.

Con Quoridor, invece, le persone ricoverate in Neuroriabilitazione hanno giocato «una specie di partita a dama ma con una sola pedina, con la quale arrivare dall’altra parte della plancia di gioco, evitando le barriere che l’avversario potrà metter in campo».

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Bellz è invece un gioco di abilità nell’uso delle braccia, «ideale per chi abbia sofferto di lesioni che hanno interessato una parte del corpo e ne stia cercando di riacquistare l’uso». Si tratta infatti di “pescare” con una calamita alcune campanelle al centro del tavolo da gioco e poi, con il proprio bersaglio, sollevare le altre: «La bravura sta appunto nel tirar su per prima la campanella assegnata e non le altre».

Il giovane psicologo è interessato anche come studioso all’impatto delle attività ludiche in Neuroriabilitazione, adesso sta per cominciare la specializzazione in Psicoterapia cognitivo-comportamentale all’Istituto S. Chiara di Merine (Lecce), «ma vorrei studiare accuratamente queste attività, perché in Psicologia i lavori noti sono più che altro incentrati sui giochi elettronici o quelli legati alla realtà virtuale, in letteratura sono ancora pochi lavori dedicati ad attività ludiche come queste».

«L’Istituto è sempre attento ai bisogni dei pazienti», spiega il primario Zaliani, «e siamo lieti di poterci aprire a iniziative come questa, che coinvolgendo un professionista che abbiamo conosciuto da vicino, coniugando risvolti sociali e di ricerca».


Immagini di Stefania Malapelle


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