Attivismo civico & Terzo settore

Bambine abbandonate per giocare alle slot e positive alla cocaina

Due sorelline, una due anni e l'altra di otto mesi, trovate positive alla cocaina in provincia di Brescia: il padre le aveva abbandonate in macchina per giocare alle slot machine. Di fronte a questa catastrofe sociale chiamata "azzardo" i comuni della bassa bresciana chiedono i dati ai Monopoli di Stato che prendono tempo o non rispondono

di Piersanto Comi

Bambini abbandonati in un’auto, mentre i genitori giocano alle macchinette. Il padre perde tutto quello che ha nell'azzardo e la madre si prostituisce, per permettergli di continuare a farlo. Ciò che le istituzioni centrali continuano a chiamare “gioco lecito”, “gioco pubblico”, “gioco legale” genera degrado. E orrore senza fine.

Accade in provincia di Brescia. E accade che dagli accertamenti sanitari sulle due bambine si scopra che sono positive alla cocaina. Bambine piccolissime: 2 anni una, 8 mesi l’altra.

«La notizia della positività alla cocaina della bambina più grande, per la piccola non vi era certezza, mi ha stupito moltissimo. Non sono in grado di dire, non essendo medico, con quale tipo di assunzione il valore rinvenuto sia compatibile; certo è che, anche a escludere una somministrazione volontaria, il 'solo' contatto casuale di una bambina così piccola con questa sostanza è allarmante e gravissimo". Il procuratore dei Minori di Brescia, Emma Avezzù, ha commentato così il caso che coinvolge due bambine, di tre anni e di otto mesi, abbandonate in auto a Borgo San Giacomo (quasi 5mila abitanti, più di 3milioni di euro consumati in macchinette), in provincia di Brescia, dal padre che è poi andato a giocare alle slot machine.

«Se è legale non fa male», recitava uno spot dei Monopoli di Stato di qualche anno fa. Ce ne siamo accorti (si fa per dire). Gli stessi Monopoli – che sono l’ente di scopo preposto al controllo di questa legalità, ente dipendente dal Ministero dell’Economia e delle finanze – con tempismo eccezionale rispondono picche ai sindaci dei paesi bresciani della zona dove è successo questo fatto.

Rispondono picche alle loro richieste di avere con urgenza i dati sui flussi di denaro dell’azzardo legale. Dicono che hanno sottratto un business alla mafia, legalizzando l'azzardo e diffondendolo su tutti i territori italiani. Allora perché dai Monopoli di Stato si vergognano tanto nel rendere immediatamente pubblici, comune per comune, territorio per territorio, hic et nunc, quei dati? Perché prendono tempo anche a fronte di richieste formali negando ciò che dovrebbe essere per sua natura pubblico e, di conseguenza, messo a disposizione delle massime autorità in termini di tutela della salute sul territorio, ovvero i sindaci e le loro amministrazioni?


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA