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Cesira, una vita per i disabili: ho 86 anni e ancora molto da fare

Con la sua associazione S.O.S. ha aperto nel 1975 il primo centro per persone con disabilità a Terni. Infaticabile e con un carattere di ferro, si è dedicata alla lotta contro le discriminazioni e per le pari opportunità. "Non mi sento ancora serena"

di Nicoletta Gigli

È la Terni degli anni settanta. Centinaia di persone con disabilità vivono in istituto, altrettanti bambini disabili vengono emarginati dalle scuole, riservate ai cosiddetti figli “normali”. Le famiglie vivono nella vergogna.

Una donna battagliera si mette in gioco per questo esercito di persone “diverse” relegate ai margini. Si chiama Cesira Chiapparicci, avvia la sua battaglia nel 1975, quando nel quartiere Le Grazie, pieno zeppo di case popolari dove vivono le famiglie degli operai delle acciaierie, apre il primo centro per disabili a Terni. L’associazione di Cesira si chiama S.O.S., Soccorso Opere Sociali, e ancora oggi è una delle più significative realtà dedicate alla dignità di persone disabili ma anche di gente che vive sola.

Oggi come allora, nella nuova sede del quartiere Città Giardino e in quella distaccata di Fornole di Amelia, Cesira, 86 anni e una grinta da far invidia ai ventenni, è a fianco delle famiglie dei disabili per aiutarle contro i pregiudizi e le paure, perché sia riconosciuto il diritto di vivere la diversità nella società. «La diversità – dice – non va considerata come elemento di discriminazione ma come ulteriore occasione di incontro e arricchimento reciproco».

Cesira, infaticabile volontaria impegnata da una vita nella difesa dei diritti dei più deboli, ha dovuto alzare la voce tante volte in questi anni. Ha un carattere di ferro unito alla voglia di lottare, non contro un partito ma per riaffermare il diritto a una vita dignitosa. Il suo appello è sempre «a tutte le mamme di figli con disabilità: difendete i vostri diritti per creare quelle condizioni di non discriminazione e pari opportunità previste dalla Costituzione».

Oggi le sedi della S.O.S. di Terni e quella di Fornole, che in questi giorni compie 30 anni, sono punto di riferimento quotidiano per giovani e adulti con problemi psichici e anziani soli. Cesira – che è anche stata tra le fondatrici del Centro di servizio per il volontariato di Terni – ricorda le lotte che l’hanno spinta a creare il primo Centro diurno: “Un’impresa che sembrava impossibile quando gli assessori ci dicevano che, con tutti i problemi che c’erano, di certo non ci si poteva occupare anche di disabilità!”. Per la presidente dell’associazione “essere discriminati e non avere uguaglianza di opportunità provoca esclusione sociale, una condizione che produce costi aggiuntivi e l’impoverimento delle capacità individuali e delle difese sociali”.

Il centro assicura laboratori di informatica, sartoria, pittura, cucina, educazione all’ambiente e uscite nel territorio. L’obiettivo è aiutare le persone accolte ad avere rapporti sociali il più possibile normali con tutti e ad essere, ciascuno secondo le proprie possibilità, responsabili dei compiti affidati.

Cesira è soddisfatta dei risultati raggiunti ma sottolinea che “c’è ancora molto da fare. Non mi sento serena, – dice, – perché i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Ci sono troppi ragazzi senza lavoro, troppi anziani vivono nel degrado senza avere una propria dignità. Ingiustizie all’ordine del giorno stanno affondando il nostro paese”.

In mano Cesira ha il riconoscimento che nel 1996 le ha dato l’allora Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro per l’attività in favore dei meno fortunati. Tra le foto ingiallite più care quella di Papa Wojtyla che dà la benedizione ad uno dei ragazzi ternani di Cesira. Lei ha una sola certezza: “Quello che si dona è infinitamente meno di quanto si riceve in cambio”.


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