Sanità Sciopero
Migrazione & Sanità

Medici italiani: otto su dieci assistono migranti

30 Agosto Ago 2018 1102 30 agosto 2018
  • ...

In Italia quasi l’88% dei medici ha avuto contatti professionali con pazienti stranieri residenti, o migranti in arrivo o in transito e l’80% afferma che l’assistenza agli stranieri fa ormai parte delle proprie attività ordinarie. Il 63% del campione intervistato non ritiene che il fenomeno migratorio interferisca con la propria attività professionale e il 75% di loro riterrebbe molto utile seguire corsi per accrescere la propria capacità di prestare assistenza ai cittadini stranieri

L’osservatorio internazionale per la salute onlus ha promosso e reso pubblica la prima rilevazione mai fatta in Italia finalizzata a raccogliere esperienze e opinioni dei medici italiani sul fenomeno dell’immigrazione, e di come l’accoglienza e l’integrazione dei migranti siano strettamente legate alla loro salute e al loro benessere.

Secondo Il dossier Statistico Immigrazione, al 1° gennaio 2017 i cittadini stranieri residenti in Italia sono 5.047.028. Le Agenzie Internazionali confermano che, tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2017, sono sbarcate in Italia 119.247 persone. Che siano residenti nei nostri comuni e iscritti all’anagrafe, tutelati dal nostro Servizio Sanitario Nazionale, o che siano ospitati temporaneamente presso strutture di prima accoglienza, gli stranieri in Italia si relazionano quotidianamente con servizi, organizzazioni e operatori.

«L’Osservatorio Internazionale per la Salute», dichiara l’associazione, «considera i medici come vere e proprie antenne, sensibilissime, della realtà sociale e culturale del nostro paese, presenti e attente anche nelle aree più remote e nascoste ai riflettori. Per questo ha fortemente voluto e ha promosso la prima rilevazione finalizzata a raccoglierne esperienze e opinioni. L’indagine ha raggiunto tutti i medici in attività, che oggi oscillano tra i 250 e i 300 mila, in tutte le regioni italiane. Il campione intervistato è di circa 2000 unità in tutto il Paese».

In Italia quasi l’88% dei medici ha avuto contatti professionali con pazienti stranieri residenti, o migranti in arrivo o in transito e l’80% afferma che l’assistenza agli stranieri fa ormai parte delle proprie attività ordinarie.

Poco più del 71% di chi ha contatti professionali con pazienti stranieri dichiara di assistere sia residenti, sia migranti in arrivo o in transito.
 Un caso a parte è la Sicilia, la regione in cui vengono assistiti più frequentemente, dal 13,8% dei medici, migranti in arrivo o transito.

Il 72% dei medici intervistati indica di aver interagito professionalmente con pazienti stranieri provenienti dall’Africa subsahariana. I pazienti del Maghreb sono stati assistiti da circa il 55% dei medici intervistati. Il 49% dei sanitari intervistati ha trattato pazienti provenienti dall’Europa, il 43% dall’Asia, il 34% dall’America Latina e circa il 32% dal Medio oriente. Il 31% ha avuto contatti con pazienti Rom o Sinti, di varie cittadinanze.

È molto interessante che ben il 63% dei medici non ritenga che il fenomeno migratorio sia di disturbo rispetto alla propria attività professionale.
Altre indagini OIS, condotte negli ultimi anni, avevano peraltro documentato come tra i medici si mantenga alta una forte percezione del proprio lavoro come missione, ispirata dai principi del Giuramento di Ippocrate, che impone di prestare le cure a chi ne ha bisogno, senza alcuna discriminazione di sesso, nazionalità, religione. Nel 2016, L’Osservatorio Internazionale della Salute aveva rilevato inoltre che circa il 40%, dei giovani medici aveva svolto o svolgeva attività di volontariato.

Il 37%, invece, dichiara che la presenza di stranieri produce un qualche tipo di impatto, da gestire, sulla propria attività professionale. Le regioni in cui la ricerca ha rilevato una percentuale più alta della media nazionale (superiore al 45%) di medici che indicano questo effetto alterante sono la Toscana, le Marche, l’Umbria, il Friuli. Per Toscana, Marche e Umbria questa interferenza più che agli sbarchi o agli arrivi va imputata alla trasformazione della popolazione residente.

Che cosa occorre per assistere al meglio i pazienti stranieri? Il 77,7% degli intervistati ritiene necessarie competenze specifiche, in particolare: linguistiche (61%), mediche specifiche per le loro patologie (57%), culturali (56%) e psicologiche (40%). Per queste ragioni, è molto significativo che il 67,6% degli intervistati ritenga di necessitare di maggiori competenze per poter assicurare assistenza sanitaria alla popolazione straniera, sia residente sia in arrivo o in transito. Non si tratta tanto di una dichiarazione di insufficienza, ma di una fortissima motivazione alla formazione professionale mirata. Quasi tre quarti dei medici intervistati, il 74%, non ha mai ricevuto formazione specifica per fare fronte alla nuova domanda di salute espressa da cittadini stranieri. Il 75% di loro riterrebbe molto utile seguire corsi per accrescere la propria capacità di prestare assistenza ai cittadini stranieri.