È Momò il primo minore non accompagnato che trova famiglia con "Terreferme"
di Redazione
5SettembreSet2018103705 settembre 2018
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È egiziano e dalla Sicilia sarà accolto a Vuittone da Stefano e Giovanna. È il primo abbinamento del progetto “Terreferme”, promosso da Unicef e CNCA, per promuovere l'affido in famiglia dei minori non accompagnati, coinvolgendo famiglie della Lombardia e del Veneto. 260 tra cittadini e operatori sociali hanno già partecipato a un percorso formativo dedicato
Quello dei MSNA è un tratto distintivo dei flussi migratori che in questi anni hanno riguardato l’Italia: essi rappresentano circa 1/6 dei migranti che arrivano via mare, e seppure il numero degli sbarchi sia in nettissimo calo ormai da un anno (-80% rispetto ai primi 8 mesi del 2017) sono tuttora oltre 13.000 i minorenni stranieri soli accolti nel sistema di accoglienza italiano. Quasi tutti (oltre il 70%, secondo un recente sondaggio condotto dall'UNICEF tramite la piattaforma U-Report On the Move, che conta quasi 900 MSNA iscritti) preferirebbero vivere in una famiglia anziché in un centro di accoglienza, per ritrovare un contesto affettivo e relazionale a misura di bambino, un senso di protezione e un sostegno concreto nel complicato percorso di inclusione nella nuova società che dovranno affrontare.
“La famiglia è riconosciuta come ambiente naturale più idoneo per la protezione e la crescita di ogni bambino. L’affido familiare è contemplato dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza tra le forme di protezione e cura da privilegiare per i minorenni non accompagnati” ricorda Anna Riatti, Coordinatrice del programma dell’UNICEF per migranti e rifugiati in Italia. “Oltre al diritto, l’affido rappresenta una risposta ai desideri dei MSNA che vedono in questo la soluzione ai loro bisogni e speranze per il futuro che vanno dal supporto psico-sociale all’istruzione e all’apertura di opportunità lavorative che spesso sono la ragione all’origine del loro viaggio”.
IL PRIMO ABBINAMENTO - LA STORIA DI MOHAMMED, DETTO MOMÒ
Momò, il giovane protagonista del primo abbinamento, proviene dall’Egitto. Il suo viaggio, con la rischiosa traversata del Mediterraneo, è ormai alle spalle. Da oggi la sua casa è quella di Stefano e Giovanna, a Vittuone, un piccolo comune nell’hinterland milanese. “Se siamo emozionati noi, figuriamoci lui!”, ha dichiarato Stefano. “Oggi per Momò è il giorno delle ‘prime volte’: il primo volo, la prima volta al Nord, il primo arrivo con qualcuno che è lì ad aspettare proprio te.”
Dietro ogni storia come quella di Momò c'è un progetto personalizzato, che si basa su un'analisi accurata dei bisogni specifici del minorenne e delle risorse sociali, educative e lavorative disponibili sul territorio ospitante.
“L’affido è sempre un’esperienza forte di ‘genitorialità sociale’ che accompagna e dà senso alla scelta della singola famiglia accogliente. ‘Ci vuole tutto un villaggio per far crescere un bambino’ dice una massima africana, e nulla di più vero si potrebbe dire per definire la storia, le finalità e l’essenza dell’affido familiare” ribadisce Liviana Marelli (CNCA). “L’esperienza di affido familiare è generativa di cambiamento per i singoli e per la collettività perché apre processi di confronto con la comunità locale, costruisce relazioni con le altre famiglie, sollecita corresponsabilità nei processi di inclusione e di avvio all’autonomia dei ragazzi/e accolti. Una comunità che accoglie riscopre il valore della reciprocità quale “bene comune” per tutti, non solo per il ragazzo/a in affido.”
L'affido familiare è tanto più una risorsa da valorizzare in quanto essa rappresenta il "superiore interesse del minorenne" (uno dei principi cardine della Convenzione ONU sui diritti dell'Infanzia e dell’Adolescenza) e costituisce una delle forme alternative di accoglienza che il programma UNICEF per i migranti e rifugiati intende promuovere, in linea anche con quanto previsto dalla Legge 47/2017 (nota come "Legge Zampa"), che costituisce l’attuale quadro normativo principale per i MSNA in Italia.
“Sostenere percorsi alternativi di accoglienza, a lungo termine e a misura di bambino, in particolare sostenere gli affidi familiari per MSNA, rappresenta una priorità dell’UNICEF in Italia” conclude Anna Riatti (UNICEF). “Continueremo a lavorare in questa direzione insieme a tutte le autorità competenti. Per ragazzi che hanno alle spalle un’infanzia piena di difficoltà e sofferenza, il nostro sostegno rappresenta adesso una vera e propria seconda opportunità, e un investimento per costruire una società multiculturale, migliore per tutti.