Cento storie che anticipano l'alba di un futuro comune
14 Settembre Set 2018 1607 14 settembre 2018«Al rancore e alla paura che chiude in difesa del presente, va contrapposto (anzi, controproposto) il desiderio di partecipare alla costruzione di un’Italia che metta in gioco le energie positive del Paese»: un evento a Milano nella notte del 22 settembre
Cento persone, cento storie, cento luci: cento interventi di cinque minuti l’uno che racconteranno il bello che l’Italia oggi sa esprimere e la voglia di rilanciare verso un futuro positivo. Cento storie che dimostrano nel concreto che l’apertura è più feconda della chiusura. Cento storie di cambiamento, da cui ripartire per costruire un futuro migliore, insieme. Un futuro comune, come luogo possibile e desiderato, da raggiungere insieme.
Tutto questo avverrà nella notte fra il 22 settembre e il 23 settembre, a Milano: una “maratona” di testimonianze e di scoperte per accompagnare l’equinozio d’autunno. L’evento si chiama “Mappa celeste dell’Italia che c’è. 100 storie che chiamano il futuro” e si terrà nell’Auditorium e negli spazi del Centro Culturale S. Fedele, a partire dalle ore 21.30 (nell'immagine il disegno che Altan ha fatto appositamente).
Metà degli interventi verranno svolti in presenza e l’altra metà da contributi che arriveranno online da tutta Italia, con un percorso che fisicamente e virtualmente coprirà tutta la notte fino all’alba. Non ci sarà una vera conclusione dell’evento perché l’intenzione è che dal tenere accesa tale notte sino all’alba possa partire un impegno comune a costruire concretamente insieme un’idea comune di Italia in grado di dar più forza e valorizzazione a ciò che oggi funziona e produce valore sul territorio. L’impegno è rimanere svegli e contribuire a dar luce a tale idea comune, rendendola un progetto concreto da realizzare e in grado di condizionare positivamente l’offerta politica.
Fra i promotori, Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia nella Facoltà di Economia dell'Università Cattolica di Milano che cura da diversi anni il Rapporto Giovani. «L’invito è quello di passare insieme quella notte e riflettere su quale Italia siamo, quale possiamo e vogliamo essere. Dire insieme che ci siamo, che non siamo rassegnati alla logica della divisione e della politica che offre solo paure e nemici da combattere. L’invito è a dar forza all’Italia che fa, che sa unire e sa aprirsi, che non accetta di diventare marginale rispetto ai percorsi più virtuosi di sviluppo inclusivo di questo secolo», si legge nella presentazione.
«L’Italia può dare bellezza ai processi di cambiamento di questo secolo. Ma non potrà farlo se prigioniera di un clima di risentimento, paura e rassegnazione. Perché possa esprimere il meglio di sé è necessario che venga rafforzato il senso di appartenenza ad un destino comune e sviluppata una visione comune di un futuro possibile e desiderato da realizzare. Al rancore e alla paura che chiude in difesa del presente, va contrapposto (anzi, controproposto) il desiderio di partecipare alla costruzione di un’Italia che metta in gioco le energie positive del Paese. Il modo più concreto e solido per farlo è quello di mettere insieme i soggetti sociali che già oggi “dal basso” si muovono in tale prospettiva, ovvero quello di connettere chi nella sua azione sul territorio già oggi sperimenta concretamente che l’apertura è più feconda della chiusura. Un’apertura alla relazione da intendere su tre direttrici: verso il futuro, verso l’Europa e il mondo, verso l’altro».
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