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Cooperazione & Relazioni internazionali

Nessuna disobbedienza civile di Carola. È Salvini che fa disobbedienza incivile

«La Capitana della Sea Watch ha rispettato alla lettera tutti i suoi obblighi derivanti dalla legislazione internazionale. La situazione di stallo e poi di conflitto è stata generata dal Decreto Sicurezza Bis in cui possiamo ravvedere più di un profilo di incostituzionalità e un tentativo di accentramento di potere velleitario e inconcludente», spiega l’avvocato di Asgi Paolo Oddi

di Lorenzo Maria Alvaro

L’ordinanza della gip di Agrigento, Alessandra Vella, apre a diversi interrogativi non tanto sulla vicenda in sé della Sea Watch quanto sul Decreto Sicurezza Bis, che con la Sea Watch è stato al suo esordio. Per Paolo Oddi, avvocato di Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione «si apre un dibattito sulla costituzionalità della legge, sul tentativo di accentrare parte del potere della magistratura nelle mani del Ministero dell’Interno oltre che su una visione autoritaria della democrazia di questo Governo». L’intervista.


Cosa ci dice l’ordinanza del Gip di Agrigento rispetto al Decreto Sicurezza Bis?
Diverse cose. Ma prima di tutto dovremmo fare una cronistoria dei fatti

Facciamola…
Mentre il Decreto Sicurezza Bis (DSB) era in lavorazione, il 15 maggio viene emanata una direttiva interrministeriale, firmata da Salvini, che è sostanzialmente pensata ad personam per la Sea Watch. In quella direttiva si dice che la Sea Watch strumentalizzerebbe gli obblighi internazionali in ambito di ricerca e soccorso per il trasferimento di stranieri in territorio nazionale. La direttiva si giustifica rifacendosi alla Convenzione di Montego Bay, ad un solo articolo 13, in cui si ritiene non inoffensivo per la sicurezza di un Paese il passaggio di un’imbarcazione e il carico e scarico di persone in violazione delle leggi in materia di immigrazione. Ricordiamo questo punto perché è importante.

Che relazione c’è tra questa direttiva e il Decreto vero e proprio?
Questa direttiva è stata in toto assunta all’interno del Decreto pubblicato il 14 giugno. Ne diviene parte integrante. Lo scopo è il contrasto più efficace dell’immigrazione illegale. Quello che fa il Decreto Sicurezza bis è introdurre delle sanzioni di ordine amministrativo più pesanti. Nel testo si dice che il Ministro dell’Interno ha il potere di emanare provvedimenti volti a vietare o limitare il transito, l’ingresso o la permanenza in acque territoriali di navi. Nel corpo del decreto viene richiamato proprio quell’articolo della convenzione di Montego Bay. E qui si riscontra il primo problema

Quale?
Se leggiamo la sentenza anche la Gip si riferisce a questa Convenzione di Montego Bay. E quello che salta fuori è che il Governo ha preso in considerazione un solo articolo, di un corpo più complesso, che dice tante altre cose, ad esempio normando il caso di persone salvate in mare, e che se applicato integralmente dà un risultato diverso come dimostrano le scelte della magistratura.

Il fatto che siano norme amministrative crea un altro problema?
Sì, perché si tratta di provvedimenti di fatto spuntati. E che vengono considerati pari a zero dalla magistratura. È del tutto evidente che non si può sganciarsi, in via amministrativa, da un quadro legislativo internazionale vigente conferendo poteri “più veloci” rispetto alle procedure penali che non sono attuabili in quanto subordinato a norme di rango superiore. La prova è che non solo la Capitana è stata liberata ma non sono state applicate neanche le sanzioni amministrative previste, come il sequestro della nave o la multa alla ong. E nel caso fossero state applicate verrebbero immediatamente e con successo impugnate di fronte al Tar.

Ma, tenendo conto che il rispetto degli impegni internazionali è prevista in Costituzione, non c’è un profilo di inconstituzionalità? Però Mattarella ha firmato il decreto, come si spiega?
Il Presidente della Repubblica non entra nel merito dei provvedimenti e deve valutare esclusivamente la manifesta incostituzionalità delle leggi. In questo caso si può immaginare che non ci fosse incostituzionalità manifesta

Ma c’è l’ipotesi di incostituzionalità?
Assolutamente, il Decreto Sicurezza bis presenta a nostro avviso, e il gip di Agrigento lo sottolinea, un conflitto con due norme costituzionali. In primo luogo con l’articolo 10 che dice che l’Italia si conforma alle norme del diritto internazionale consuetudinario. Il famoso pacta sunt servanda. L’articolo 117 poi dice che la potestà legislativa è esercitata nel rispetto dei vincoli derivanti degli obblighi internazionali. La Gip in sostanza non dà luogo a procedere all’arresto perché la Costituzione non permette di ignorare tutte le norme internazionali che abbiamo sottoscritto che disciplinano casi come quello della Sea Watch. La Gip gli elenca minuziosamente. Ma il cuore non è il diritto internazionale ma costituzionale.

Per alcuni osservatori questa legge introduce anche un'altra peculiarità e cioè dando al Ministero degli Interni la possibilità di ravvisare i reati. È così?
Sì c’è questo tentativo. Noi di Asgi lo diciamo da tmpo. Il Ministro degli Interni non può decidere a chi assegnare dei diritti e non può arrogarsi il potere di individuare dei reati. Questo perché si tratta della prerogativa della magistratura nelle divisioni dei poteri della Repubblica. Al di là del principio di non respingimento e dell’obbligo di soccorso a stabilire se una nave o uno sbarco hanno caratteristiche tali da integrare il reato di immigrazione clandestina è compito della magistratura penale inquirente e delle sue indagini.

Concretamente come si dovrebbe procedere?
Fingiamo che entri nelle acque territoriali italiane entri una nave manifestamente pirata. A quel punto interverranno le forse dell’ordine che bloccheranno la nave e condurranno i rilievi del caso. Le evidenze vengono mandate ad un magistrato che stabilirà se e quali responsabilità ci sono e come procedere. Il Ministero dell’Interno non ha ruoli in questo.

Ma il DSB invece prevede che sia Salvini a decidere…
Non è possibile. Il fatto di indicare Carola Rackete come criminale è semplicemente diffamazione. Anche se si trattasse di una scafista in questo Paese senza una sentenza di condanna non è possibile arrogarsi il diritto e il potere di emanare sentenze senza processo. Il Decreto prova ad introdurre un potere discrezionale al Ministero sulla base di una pubblica sicurezza strumentalizzata.

E fin qui non si è preso in considerazione il diritto delle persone migranti…
Sì tutti ci si è concentrati sul capitano della nave e sulla ong. Ma bisogna sempre ricordare che quei migranti sono portatori di diritti prima come persone, poi come salvati e infine come potenziali richiedenti asilo. Per fare un esempio non c’è alcuna differenza tra un naufrago migrante africano e un passeggero della Costa Concordia. Anzi in qualche misura, in quanto potenziali richiedenti asilo, il migrante potrebbe avere più diritti da tutelare. Tutti questi diritti non li decide Salvini.

In ultima analisi quindi il Decreto non è scritto bene?
Assolutamente. Dal punto di vista giuridico fare una legge così significa avere una visione autoritaria della democrazia. È il tentativo di accentramento di poteri simile a quello che succede nei Paesi di Visegrád. È un tipo di autoritarietà simile a quello dell’Ungheria. Ma l’Italia non è l’Ungheria.

Quindi la narrazione per cui Carola Rackete avrebbe attuato una forma di disobbedienza civile è sbagliata?
Totalmente. Carola non ha trasgredito delle norme. Quel tipo di trasgressione avviene in casi limiti in cui la legalità è ingiusta. In questo caso invece tutto quello che lei ha fatto trova giustificazione in ambito giuridico internazionale. Nel momento in cui si trasgredisce una legge nazionale in osservanza una legge superiore, ad esempio internazionale, non c’è violazione.

Possiamo dire che per assurdo a fare disobbedienza “incivile” è il Governo?
Assolutamente, sono i Governi che dovrebbero salvare le vite in mare. Rackete ha fatto qualcosa che avrebbe dovuto fare il Governo Italiano.


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