Comitato editoriale

Nostra figlia Giulia continua a vivere nell’asilo di Onna

L'asilo di Onna, dopo il terremoto dell'Aquila, fu il simbolo della ricostruzione: fu il primo edificio inaugurato, costruito sul progetto a cui stava lavorando Giulia Carnevale, studentessa di ingegneria. Dieci anni dopo, quell'asilo rischiava di chiudere. «È l'unico punto di aggregazione, non possiamo rinunciarvi»: così Mission Bambini si allea con i genitori di Giulia e le suore del paese

di Sara De Carli

Una scuola non è mai solo una scuola. A maggior ragione dopo un terremoto. La scuola per l’infanzia di Onna fu costruita a tempo di record dopo il terremoto dell’aprile 2009, grazie a una raccolta fondi promossa dalla trasmissione “Porta a porta”: a metà settembre 2009 i bambini erano in aula. Dieci anni dopo, il valore di quella scuola è ancora più grande: non è più solo un simbolo di speranza e di rinascita, ma è «l’isola felice» dove tanti bambini hanno concretamente trovato serenità, svago, aggregazione. Eppure quella scuola, così preziosa, rischiava di chiudere: l’anno scolastico – due sezioni di scuola dell’infanzia e una sezione primavera, per una cinquantina di bambini in tutto – è iniziato grazie all’intervento di Fondazione Mission Bambini, che insieme alle suore che gestiscono l’asilo di Onna lavorerà per fare della scuola il centro vitale di una comunità educante.

Una pagina nuova, per una storia che è stata straordinaria fin dal suo inizio. Una storia di invredibile resilienza. La scuola paritaria dell’infanzia Regina Margherita di Onna, infatti, è stata costruita partendo dal progetto fatto da Giulia Carnevale, 23 anni, studentessa fuori sede di ingegneria a L’Aquila, che nella notte tra il 5 e 6 aprile 2009 perse la vita sotto il crollo della palazzina in cui viveva, vicino alla Casa dello Studente. La scuola dell’infanzia, che Giulia aveva immaginato a forma di libro, faceva parte della progettazione di un intero quartiere a cui lei stava lavorando per un’esercitazione: il PC venne ritrovato nell’auto, intatto. Giulia vive ancora in quell’asilo e nei sorrisi dei bambini che lo frequentano, tanto che Angela e Giulio Carnevale, oggi lo considerano «la casa di Giulia». Li abbiamo incontrati.

Che cosa significa la scuola dell’infanzia di Onna per il territorio?
Giulio Carnevale: Onna è stata la frazione più colpita dal terremoto, basti pensare che ci vivevano 50 famigli e ci sono stati 50 morti. La scuola è un’isola felice in un territorio ancora devastato, sia psicologicamente che a livello di tessuto economico e sociale. Dopo il terremoto sono state ricostruite 13 nuove frazioni, in cui tutto ciò che era aggregazione è stato eliminato: non c’è chiesa, non c’è edicola, non c’è un posto per passeggiare… Sono 13 dormitori, ancora dieci anni dopo il terremoto. Nel raggio di 8 km c’è solo questa scuola dell’infanzia. I bambini ovviamente sono nati tutti dopo il terremoto: non hanno mai sperimentato quell’aggregazione sociale che sembra semplice e scontata. A scuola invece i bambini sono felici.

I bambini sono diminuiti in questi anni, quasi dimezzati…
Giulio Carnevale: Molti giovani se ne sono andati. C’è poco lavoro, in genere in una famiglia lavora uno o l’altro. Spesso c’è difficoltà a pagare anche la retta di 100 euro al mese che le suore chiedono…

Cosa significa la scuola per voi?
Giulio Carnevale: È la casa di Giulia, è dove lei abita. In questo asilo è ancora viva.

Angela Carnevale: Quando muore figlio, non c’è nemmeno un nome che dice cosa sei: se perdi la madre sei orfano, se perdi un figlio cosa sei? Niente. Questo fatto dice l’enormità di quel che abbiamo vissuto. Cosa puoi fare? Molti si chiudono in casa, nel loro dolore. Ti rifiuti di continuare a vivere. Noi abbiamo cercato di incanalare il dolore in un altro fiume.

Come sono stati ritrovati i progetti di Giulia?
Angela Carnevale: Io la seguivo molto da vicino nei suoi studi, mi sarebbe piaciuto fare architettura, così lei mi faceva vedere spesso i suoi progetti, parlavamo insieme i dettagli… Così conoscevo il progetto di questo asilo, che doveva essere parte di un quartiere. E sapevo che Giulia aveva lasciato il PC in macchina.

Giulio Carnevale: L’asilo era l’edificio più avanzato del progetto, gli altri erano a livello più embrionale. Giulia aveva avuto questa idea di costruire la scuola come un libro, perché pensava che facendo entrare dei bambini piccolissimi in un edificio a forma di libro, si sarebbero ricordati da grandi l’importanza dei libri e del sapere.

Dai progetti, come si è arrivati al fatto che l’asilo di Onna è stato il primo edificio ricostruito dopo il terremoto, diventando simbolo della rinascita?
Angela Carnevale: Abbiamo consegnato alcuni lavori di Giulia alla Protezione Civile, in via privata, dicendo che se ci fosse stato modo di utilizzare qualcosa ci avrebbe fatto piacere, sarebbe stato come se Giulia non fosse morta del tutto… Era una speranza, ma sinceramente non pensavo che sarebbe successo qualcosa. Invece un giorno è arrivata una mail che ricordo a memoria: «l’asilo di Onna si farà, con il progetto di Giulia». Da lì abbiamo seguito i lavori man mano, il cantiere è partito il 6 agosto 2009 e l’inaugurazione dell’asilo è stata il 15 settembre. Abitavamo lontano ma sono andata tante volte… quando mi vedevano, scherzando, dicevano «è arrivato il direttore dei lavori». Posso dire che per noi, in questi dieci anni, è diventato un ambiente talmente familiare che quando entro a scuola è come se andassi a casa di mia figlia. Le suore ci hanno trattati come se fossimo i loro figli.

Giulio Carnevale: Dopo il terremoto ci siamo trasferiti in queste zone, che sono quelle in cui siamo nati. La nonna di mia moglie, da bambina, si era salvata mettendosi sotto la macchina da cucine durante il terremoto del Fucino, nel 1915. Abbiamo sentito di dover tornare qui per dare un aiuto. A scuola veniamo praticamente ogni fine settimana, da anni, diamo una mano e soprattutto ci facciamo coraggio gli uni con gli altri per cercare di far andare avanti la scuola come punto di aggregazione per i bambini e per le loro famiglie, davvero è l’unico che c’è. Pensi che le suore hanno rinunciato più volte a una quota della loro pensione, donandola alla scuola… L’incontro con Mission Bambini per tutti noi è importantissimo, per il sostegno economico ma soprattutto perché ci ha fatto sentire di non essere soli. Hanno sposato il nostro progetto, hanno condiviso il problema di fare continuare ad esistere l’asilo di Onna, sentiamo che ci credono… questo ci dà coraggio.

Leggere il report di Cittadinanzattiva, che ha ancora una volta denunciato la scarsissima sicurezza delle nostre scuole con un crollo ogni tre giorni di scuola, che effetto vi fa?
Giulio Carnevale: Significa che lo Stato non ha capito nulla, nonostante gli studenti che sono morti a L’Aquila, come mia figlia. Siamo stufi di politici che vengono ad accarezzare i bambini, serve fare cose. Qui c’erano 100mila persone senza un tetto e in pochissimo tempo sono stati tolti dalle macerie e lo hanno lo hanno avuto, questo va riconosciuto, ma poi si è tutto un po’ fermato.

Mission Bambini, nel suo lavoro negli asili nidi e nelle scuole dell’infanzia, insiste molto sulla costruzione di una comunità educante, con il coinvolgimento di volontari e dei genitori.
Angela Carnevale: È la cosa più importante, l’aggregazione che la scuola rappresenta per famiglie in cui le occasioni di stare insieme sono minime.

Mission Bambini ha aperto una raccolta fondi a sostegno della scuola dell'infanzia di Onna. Per contribuire, www.missionbambini.org/sostieni-la-scuola-di-onna.