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Politica & Istituzioni

L’educazione al centro del Family Act: 30 milioni per creare “avanguardie educative di comunità”

La ministra Elena Bonetti lancia "Educhiamo", un bando da 30 milioni di euro per finanziare progetti e luoghi per l’educazione non formale dei bambini e dei ragazzi. «L’educazione è un impegno che ci dobbiamo assumere tutti insieme e farlo qui, ora. Non è limitabile a esperienza personale, deve diventare nel nostro Paese un atto collettivo di servizio politico»

di Sara De Carli

Dopo l’assegno per i bambini che nasceranno nel 2020, il bonus per gli asili nido e l’impegno ad aumentare la cipertura dei posti disponibili, la ministra per la Famiglia, Elena Bonetti, lancia oggi un nuovo tassello del “Family Act”. «Il nome è “Educhiamo” perché l’educazione è un impegno che ci dobbiamo assumere tutti insieme e farlo qui, ora», scandisce la ministra. «Chiamiamo le migliori energie del nostro Paese per mettersi al servizio dei bambini e dei giovani», un po’ come quando per costruire l’Istituto degli Innocenti «i fiorentini hanno coinvolto il massimo della maestranza di cui disponevano».

A Firenze, all’Istitutito degli Innocenti, si celebrano i 30 anni della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Qui la ministra Bonetti, intervenendo al convengo “Lo sguardo dei bambini sul futuro”, ha annunciato, all’interno del Family Act, «un’azione straordinaria di investimento educativo nel Paese». Ci saranno «30 milioni di euro» destinati a «finanziare e promuovere progetti e luoghi che nei territori siano avanguardie educative di comunità, per il sostegno, il coinvolgimento, l’educazione non formale dei bambini e dei ragazzi».

Si farà con un bando «che vogliamo attivi alleanze tra enti locali, terzo settore, associazioni», che partirà «a gennaio 2020». Le risorse – prese da quanto è disposto in Legge di bilancio per le politiche familiari, per l’infanzia e l’adolescenza, all’interno del Family Act – permetteranno la «costruzione e riqualificazione di luoghi e strutturazione di progetti di incontro comunitario, di servizio alle famiglie ad esempio per educazione della prima infanzia, formazione alla genitorialità, esperienze di educazione non formale, di educazione tra pari, anche promuovendo gli obiettivi dell’agenda 2030». Una attenzione specifica ci sarà per i «progetti da svilupparsi nelle aree degradate e nei contesti di disagio sociale che, attraverso l’investimento educativo, vogliamo far diventare luoghi di umanità e di rinascita», continua la ministra.

L’educazione è un impegno che ci dobbiamo assumere tutti insieme e farlo qui, ora. Deve diventare nel nostro Paese un atto collettivo di servizio politico. Non è limitabile a esperienza personale, deve coinvolgere tutti i soggetti istituzionali, territoriali, associativi. Solo attraverso un nuovo patto educativo possiamo realizzare un passo avanti nella garanzia dei diritti e l'empowerment del mondo dell’infanzia e dell’adolescenza

Elena Bonetti

La ministra Bonetti spiega a VITA.it le ragioni di questo nuovo, importante tassello del Family Act: «Celebrare trent’anni dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza significa non solo rinnovare l’impegno per la piena realizzazione di questi diritti, ma assumerci nuovamente un impegno di responsabilità politica, sociale, comunitaria, che questi diritti sollecitano in modo necessario. L’azione principale attraverso cui possiamo esercitare tale responsabilità è l’azione educativa. L’educazione è un atto di responsabilità sociale che custodisce il bene prezioso che sono le nuove generazioni e ne libera pienamente e compiutamente il protagonismo. Garantire i diritti delle nuove generazioni richiede al mondo adulto e alla società tutta impegno, competenza, presenza, risorse».

Ripartire dall’educazione quindi. Che – precisa Bonetti – «deve diventare nel nostro Paese un atto collettivo di servizio politico. Non è limitabile a esperienza personale, deve coinvolgere tutti i soggetti istituzionali, territoriali, associativi. Solo attraverso un nuovo patto educativo possiamo realizzare un passo avanti nella garanzia dei diritti e l'empowerment del mondo dell’infanzia e dell’adolescenza. È quello spirito di universalità e di cura collettiva che abbiamo voluto affermare all'inizio del Family Act con l'assegno di natalità e che ora si realizza in un secondo passo importante a favore dei bambini e dei ragazzi nei nostri territori».


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