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Al Labion un finanziamento europeo per la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva

Con la spettroscopia Raman, basta un campione di saliva: un finanziamento europeo porterà la Don Gnocchi a validare un metodo innovativo per la gestione personalizzata dei pazienti con Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO).

di Redazione

Il laboratorio di Nanomedicina e Biofotonica clinica (Labion) dell’IRCCS “Don Gnocchi” di Milano continua ad accumulare successi basati su una metodologia innovativa: l'utilizzo della spettroscopia Raman su campioni di saliva. Nel 2020 dalla saliva riuscirono ad ottenere una “firma molecolare” che permetteva una diagnosi precoce per i malati di Sla (e in prospettiva, per Alzheimer e Parkinson). Nel 2021 si capì che con la stessa metodica si poteva diagnosticare rapidamente il Covid-19. Ora tocca alla Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO).

Il Labion ha vinto – in collaborazione con l’Unità di Riabilitazione cardiorespiratoria dello stesso Centro – un importante finanziamento nell’ambito del bando transnazionale ERA-PerMed, cofinanziato dalla Commissione Europea per allineare le strategie di ricerca nazionali, promuovere l'eccellenza e rafforzare la competitività degli attori europei nella medicina personalizzata.
L’obiettivo del team di ricercatori “Don Gnocchi”, coordinati da Marzia Bedoni, biologa responsabile del Labion e da Paolo Banfi, medico pneumologo responsabile della Riabilitazione cardiorespiratoria, è quello di validare un metodo innovativo per la gestione personalizzata dei pazienti con Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO). La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva è una malattia comune, caratterizzata da persistenti sintomi respiratori e limitazione al flusso aereo, dovuta ad anomalie delle vie aeree e/o alveolari solitamente causate da una significativa esposizione a particelle nocive o gas (ad esempio, fumo di tabacco). Oggi l’identificazione delle caratteristiche individuali dei pazienti (fenotipizzazione) si basa su procedure standard molto lunghe, che li espongono ad un elevato rischio di peggioramento, fino all’ospedalizzazione. Di qui la necessità di individuare un unico biomarcatore in grado di aiutare i medici nella classificazione dei pazienti per la messa a punto di una terapia farmacologia e di un trattamento riabilitativo sempre più personalizzati.

Il progetto della Fondazione Don Gnocchi si avvale della spettroscopia Raman applicata su campioni di saliva dei soggetti coinvolti nello studio. L’innovativa metodica – sensibile, semplice e veloce e per nulla invasiva, grazie all’utilizzo di tamponi masticabili denominati salivette – consente di ottenere un’impronta digitale Raman, ovvero uno spettro della saliva specifico per il gruppo di pazienti. Tali risultati, combinati con l’intelligenza artificiale, permetteranno una gestione più efficace dei pazienti con BPCO nell’ottica di una medicina sempre più personalizzata, con particolare attenzione alla classificazione dei pazienti, alla previsione del rischio di aggravamento della patologia e all’aderenza alla terapia.
L’obiettivo finale in ottica traslazionale – vero e proprio modello distintivo della ricerca “Don Gnocchi” – sarà poi il trasferimento della spettroscopia Raman dal laboratorio direttamente al reparto d’ospedale e al letto dell’ammalato, utilizzando uno spettroscopio portatile, al fine di indagare i diversi aspetti della BPCO in un’unica e rapida analisi.