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Oxfam: «In Africa muoiono di fame 6 persone al minuto»

Aumenta la fame in Africa, stretta nella morsa di Covid, crisi climatica e guerre. Nella regione sub-sahariana muore di fame 1 bambino ogni 30 secondi. Nel 2020 il 60% della popolazione africana, 800 milioni di persone, è stato colpito dall'insicurezza alimentare. I prezzi dei beni alimentari sono più alti del 30-40% rispetto al resto del mondo, in proporzione al Pil pro-capite 93 milioni di persone in 36 paesi sono sull’orlo della carestia

di Redazione

In questo momento in Africa 1 persona su 5 – 282 milioni di abitanti – soffre di denutrizione e 93 milioni di persone in 36 paesi stanno rimanendo letteralmente senza cibo. I più colpiti sono donne e bambini. Nella regione sub-sahariana un bambino muore per fame ogni 30 secondi, 1 su 3 sotto i cinque anni soffre di denutrizione cronica, mentre 2 donne su 5 (in età fertile) soffrono di anemia per carenza di cibo. I prezzi dei beni alimentari in tutto il continente sono schizzati alle stelle, più alti del 30/40% rispetto al resto del mondo, in proporzione al PIL pro-capite.

È l’allarme lanciato da Oxfam alla vigilia del summit dei leader dell’Unione Africana del 5 e 6 febbraio sull’emergenza alimentare, in programma ad Addis Abeba e in vista del vertice con i leader Ue sulla crisi, in programma il 17 e 18 febbraio a Bruxelles.

“Nel 2020 il 60% della popolazione africana – quasi 800 milioni di persone – ha sofferto di insicurezza alimentare: 90 milioni di persone in più rispetto all’anno precedente. Crisi climatica, pandemia e guerre alimentano la fame che ogni minuto causa la morte di 6 persone e richiedono una risposta urgente da parte dei leader africani. – ha detto Francesco Petrelli, policy advisor per la sicurezza alimentare di Oxfam Italia – Diversi paesi africani stanno aumentando gli investimenti in assistenza sanitaria e forme di protezione sociale per rispondere allo shock pandemico, ma si tratta di misure ancora insufficienti e scollegate tra loro. La disperata realtà è che le famiglie faticano a sfamare i propri figli, vendono il bestiame sopravvissuto a siccità sempre più dure e lunghe, perdono i raccolti. Oltre 3 milioni di persone in Somalia hanno dovuto lasciare le proprie case, perché sull’orlo della carestia, in Ciad, Benin, Niger, Mali e Mauritania gli allevatori sono allo stremo”.

In un continente che continua ad esser depredato di ogni ricchezza, livelli di disuguaglianza sempre più estremi stanno lasciando in povertà intere generazioni di giovani africani, portando le economie nazionali verso livelli di indebitamento sempre più alti. C’è da aggiungere che nella corsa ai vaccini Covid l’Africa è arrivata ultima, con il mondo ricco che si è assicurato gran parte delle forniture globali. A questo si è sommato l’impatto dei conflitti locali e di un cambiamento climatico che sta portando ad un aumento delle temperature decisamente superiore rispetto alla media globale di 1,2 gradi. Ben 20 paesi africani in questo momento sono attraversati da violenza e conflitti, con 7 colpi di stato che si sono verificati solo nell’ultimo anno. La siccità ha decimato migliaia di ettari di raccolti e ucciso il bestiame, ossia tolto a milioni di persone la loro fonte primaria di reddito e sostentamento.

Il Corno d'Africa è colpito da una delle più gravi siccità degli ultimi 40 anni, dopo tre stagioni senza pioggia, a cui si sommano i conflitti in corso in Etiopia (particolarmente gravi nelle regioni del Tigray, dell'Amhara e dell'Afar) e in Somalia. In totale quasi 15 milioni di persone stanno restando senza cibo e acqua. In Africa occidentale, il numero di persone che dipendono dagli aiuti umanitari per sopravvivere, potrebbe salire quest’anno a 35,7 milioni, soprattutto durante la stagione secca che va da giugno ad agosto.

In Africa meridionale, la popolazione dello Zimbabwe meridionale, del Lesotho, del Mozambico, del Malawi e del Madascar sta lottando per resistere all’impatto combinato di eventi climatici sempre più estremi e della pandemia. Con la popolazione che fino ai raccolti della prossima primavera, continuerà a dipendere dagli aiuti internazionali.

L’appello ai leader africani

Alla vigilia del summit dell’Unione Africana, Oxfam chiede perciò ai leader:

  • il raggiungimento degli obiettivi stabiliti nella Dichiarazione di Malabo del 2014, per dimezzare la povertà e superare la piaga della fame entro il 2025, aumentando gli investimenti in agricoltura ad almeno il 10% dei bilanci pubblici; incoraggiare le donne e i giovani nelle imprese agricole e promuovere il commercio agricolo intra-africano;
  • lo sviluppo di piani nazionali di investimento agricolo volti al sostegno dei piccoli agricoltori, nei settori delle colture non redditizie;
  • un impegno concreto per la risoluzione non violenta dei conflitti e per il rispetto dei meccanismi di pace e sicurezza africani che prevengono e risolvono i conflitti. Il rispetto del diritto internazionale umanitario nei conflitti e la condanna delle violazioni dei diritti umani;
  • l’adozione e ratifica del Protocollo della “Carta africana sui diritti dei cittadini alla protezione e alla sicurezza sociale”, con riferimento particolare all’accesso e al diritto al cibo;
  • di fare pressione sui grandi inquinatori, come Cina e Stati Uniti, perché riducano le proprie emissioni, pagando i danni della crisi climatica e sostenendo l'Africa per mitigarne gli impatti;
  • di agire con determinazione affinché il tema della sicurezza alimentare – oggi non prioritario – sia messo al centro dell’Agenda del prossimo summit UE-OUA del 17 e 18 febbraio a Bruxelles.

Oxfam ha raggiunto quasi 12 milioni di persone tra le più vulnerabili in 22 paesi africani, portando acqua pulita, cibo e aiuti in denaro. Insieme ai partner locali, lavora a programmi di genere, contrasto ai cambiamenti climatici e generazione di reddito per aiutare le persone a ricostruire le proprie vite.


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