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Politica & Istituzioni

Filippo Sestito: la Calabria ha bisogno di essere rappresentata da chi la ama

La giustizia sociale e la giustizia ambientale sono i due pilastri sui quali si fonda il suo percorso professionale e civile. Da 25 anni militante dirigente Arci in Calabria, il suo impegno è sempre stato focalizzato sulla difesa del territorio e dei beni comuni, ma anche sul Terzo Settore al quale il prossimo governo dovrà prestare maggiore attenzione visto il ruolo che hanno avuto in questi anni le reti di servizio

di Gilda Sciortino

«Occuparsi oggi di politiche del Mezzogiorno significa guardare a tutta una serie di temi spesso considerati marginali – afferma Filippo Sestito, 55 anni, candidato come capolista per la coalizione “Alleanza Verdi e Sinistra” nel collegio plurinominale Calabria P01 per la Camera dei Deputati -. Da Coordinatore Nazionale della Commissione Arci “Ambiente, Difesa del Territorio, Beni comuni e Stili di vita”, ma anche da direttore del nuovo Centro di Servizi Calabria che comprende le province di Crotone, Catanzaro e Vibo, ho sempre dimostrato concretamente come possono cambiare il territorio e la comunità se te ne prendi veramente cura».

L’attenzione al Sud e alle sue fragilità è sempre stata una sua priorità

«In Calabria abbiamo una situazione ambientale abbastanza complessa, sia nella provincia da cui provengo che è Crotone, ma anche nel resto della regione dove va posta una serie di questioni legate alla mancanza di bonifiche, come anche al ciclo di rifiuti che non è mai stato chiuso. Si tratta di un’emergenza che ormai esiste da oltre 15 anni. Come anche il tema della gestione delle reti idriche dell'acqua, che mi sta molto a cuore, tant’è vero che sono tra i promotori del referendum sull'acqua. Per non parlare dell’impegno assunto e sempre più pressante della lotta alla mafia e alla massoneria deviata che nella nostra realtà sono tra gli elementi che influiscono nella vita democratica».

L’anno scorso si è candidato al fianco di Luigi De Magistris, nella lista “Insieme a Mimmo Lucano”. Che genere di esperienza è stata?

«Totalizzante perché abbiamo sottolineato l’importanza di rilanciare la nostra regione sconfiggendo quel sistema clientelare e di potere che ha governato ininterrottamente negli ultimi venti anni la Calabria. Per la prima volta, almeno per me, abbiamo partecipato a una competizione regionale che aveva come temi principali l'accoglienza e la valorizzazione di una specifica esperienza che non era legata solo agli aspetti migratori, non dimenticando la questione del ripopolamento dei borghi e delle aree interne. Abbiamo tantissimi piccoli comuni abbandonati, nei quali la migrazione ha influito durissimo. La necessità è stata ed è quella di ripensarli per ripopolarli e ricostruirli, guardando alla loro situazione economica oltre che sociale».

Perché ha deciso di candidarsi con l’Alleanza Verdi e Sinistra?

«È stato per me inevitabile perché la mia esperienza personale e sociale mi portava all'unica realtà politica nella quale convergevano due anime e cioè la giustizia sociale e la giustizia ambientale; temi per i quali mi sono sempre battuto anche perché fanno parte del mio Dna. Io sono e rimango indipendente, non vengo da una storia della sinistra italiana, pur essendo molto vicino a loro. Noi di "Europa Verde" portiamo un elemento in più che è quello della realtà dei movimenti e delle realtà civiche associative con le quali stiamo lavorando e che ci stanno dando una spinta enorme. Colgo un'attenzione molto particolare ai temi proposti e dibattuti e questo mi fa dire che ci sono buone possibilità in questa tornata elettorale di poter rappresentare la Calabria. Facendo campagna elettorale nelle diverse realtà del territorio calabrese, credo che le condizioni siano favorevoli in tal senso».

Qual è la sua sensazione rispetto allo scenario nazionale che abbiamo davanti a noi?

«Io penso che il 26 settembre avremo molte ma molte sorprese, nel senso che non è tutto così scontato. Sono convinto che ci sarà una fase abbastanza difficile e non semplice da gestire subito dopo la tornata elettorale, ma non credo che il centro-destra, anche se dovesse avere i numeri per farlo, potrà governare con tranquillità. Anche qui si tratta di capire come il centro-sinistra, ma anche tutte le altre forze politiche, vogliano e possano costruire qualcosa di nuovo».

Se volessimo riassumere tutto quello che ha detto, perchè ha deciso di scendere in politica?

«Indubbiamente per rappresentare, all'interno del Parlamento nazionale, una regione che negli ultimi due decenni non è stata rappresentata perché la stragrande maggioranza era e in gran parte è ancora oggi, catapultata da Roma, senza alcun legame con il territorio. Questo è uno dei motivi per cui ho accettato la sfida di candidarmi alla Camera, mettendo a disposizione un radicamento territoriale regionale vero e profondo. Ma anche perché i temi principali sui quali ci battiamo non sono stati mai affrontati dai nostri rappresentanti istituzionali. Parlo delle questioni relative alla dinamica ambientale, alla mafia, come anche alle infrastrutture perché gran parte del Sud d'Italia, ma la Calabria sicuramente, è tagliato fuori anche dal PNRR. Siamo in una situazione in cui neanche gli strumenti emergenziali economici individuati riusciranno a risollevare una regione che ha una situazione veramente complessa come la mia».

Da cosa vorrà partire una volta al governo? Quali sono le sue priorità?

«Le priorità in fila sono tre. La prima è quella della sanità in Calabria perché. uno dei problemi più complessi per noi è quello sanitario. Poi la questione legata alle infrastrutture e all’isolamento di molte realtà che diventa anche isolamento economico che ci impedisce di costruire le condizioni necessarie a uno sviluppo duraturo che generi lavoro anche per i giovani. La terza priorità è legata alla difesa del territorio, al dissesto idrogeologico, alle bonifiche da effettuare in tantissime realtà regionali, dal cosentino al crotonese sino al reggino. Questi sono i tre punti cardine, ai quali si aggiunge un aspetto un po' più delicato, più complesso, com’è quello della necessità di ricostruire la dimensione economica e sociale all'interno delle aree interne. Consideri che abbiamo più di 400 comuni, tutti di dimensione molto piccola. Il tessuto economico necessita di un'attenzione differente perché, fino a oggi, la stragrande maggioranza dei finanziamenti riguarda le città metropolitane di medie e grandi dimensioni».

Uno dei temi che le sta a cuore e del quale non abbiamo ancora parlato, è quello che attiene al Terzo Settore

«Il mio osservatorio privilegiato mi consente di poter dire che uno dei settori, forse l'unico, che in questi anni di crisi economica, di crisi energetica, è riuscito non solo a esistere e resistere ma anche in qualche misura a crescere, è stato proprio il Terzo Settore. Ecco perché, da questo punto di vista, un’attenzione maggiore, centrale, la porrei sollecitando alcune modifiche da parte del governo centrale sulla nuova riforma, puntando i riflettori sulle reti di servizio che hanno svolto un ruolo fondamentale soprattutto durante la pandemia. È vero che il senso della rete in Calabria ancora non si è sviluppato perché permane la tendenza all'individualismo; neanche le istituzioni sono riuscite nel corso degli anni a costruire forme di comunità allargata. Si è sempre fatto un lavoro isolato, frazionando le varie comunità, con conseguenze anche sulla dimensione sociale delle organizzazioni. Posso, però, garantire che, in qualche misura, diversi passi in avanti, anche se non ancora sufficienti, si sono fatti nel corso degli ultimi 10 o 15 anni grazie alle reti, grazie al Forum del Terzo Settore, ai centri di servizio. Ancora tanta la strada da fare, ma sono molto fiducioso».

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