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A Brancaccio il teatro bussa alla porta di casa

È nell'ambito del "Bando Periferie Urbane," lanciato dal Ministero della Cultura (MiC), che nel quartiere Brancaccio di Palermo il teatro entra nelle abitazioni coinvolgendo soprattutto donne e bambini nell'elaborazione del loro vissuto per poi portarlo sulla scena. Promosso dal Teatro Biondo di Palermo e condotto dall’attore e regista Gigi Borruso, il "Progetto Itaca" attiverà anche una sartoria nella quale quattro donne del quartiere realizzeranno i costumi e le scenografie

di Gilda Sciortino

Sentire bussare alla porta, aprire e fare accomodare attori e registi pronti a recitare l’Odissea, mentre i padroni di casa sono comodamente seduti in poltrona. Non una mera chimera che avviene come per incanto in qualche salotto radical chic, ma una vera e propria magia che prende vita in una delle periferie della città di Palermo.

Un palcoscenico privilegiato quello sul quale si affaccia il "Progetto Itaca", promosso dal Teatro Biondo di Palermo, che vanta la direzione di Pamela Villoresi, in collaborazione con l’assessorato comunale alle Culture, ma soprattutto grazie ai fondi previsti dal Bando per le Periferie Urbane lanciato dal Ministero della Cultura (MiC).

Diverse le “azioni” messe in campo, che culmineranno nella messa in scena di uno spettacolo, frutto di un articolato confronto con gli abitanti di un quartiere simbolo di un difficile processo di riqualificazione.

La prima azione si svilupperà sino al 30 settembre attraverso un laboratorio teatrale con gli allievi attori del DanisinniLab, condotto dall’attore e regista Gigi Borruso con la collaborazione dell’attrice Stefania Blandeburgo, gli interventi della regista Emanuela Giordano e delle attrici Mascia Musy e Pamela Villoresi. Saranno loro, con la collaborazione del Centro di Accoglienza Padre Nostro, a portare nelle case, nelle associazioni, nei luoghi di incontro del quartiere brevi performance e letture ispirati al viaggio di Odisseo e ad alcuni personaggi del racconto, raccogliendo attraverso i primi momenti di teatro i materiali per la realizzazione dello spettacolo che chiuderà il progetto.

Pamela Villoresi, inoltre, leggerà il XXVI Canto della Divina Commedia, il “Canto di Ulisse”, creando momenti volti alla ricerca di un rapporto intimo con lo spettatore, per stimolare un confronto sulle diverse questioni simboliche e sociali suggerite dall’eroe dell’epica greca e ancora attuali.

«DanisinniLab è una creazione del Museo Sociale di Danisinni, da me condotto sin dal 2018 – spiega Borruso -. Si tratta di un laboratorio teatrale di comunità e di relazione che, nelle intenzioni di partenza, doveva mettere insieme diversi quartieri, come anche differenti età ed estrazioni sociali, per evitare di rimanere nel proprio ambito. Dal pensionato all’operaio, a partire dai 70 sino al 19 anni, è un incontrarsi e creare insieme».

Un progetto sostenuto per i primi tre mesi dal Teatro Biondo, lo Stabile del capoluogo siciliano, che però da due anni cammina sulle proprie gambe, avvalendosi di collaborazioni prestigiose come quella dell’Accademia di Belle Arti di Palermo.

«Avevamo già preparato un progetto proprio per Brancaccio e lo Sperone – afferma la direttrice del Biondo, Pamela Villoresi – ma il Covid ci ha bloccati. Grazie al fatto che abbiamo stravinto il bando, possiamo ripredere in mano ciò che avevamo interrotto. Grazie, poi, all'esperienza che porta in dote la compagnia di Gigi Borruso, possiamo sviluppare un discorso che per noi è anche di semina culturale nel quartiere».

Un valore non indifferente quello che arriva dall'interazione tra persone e quartieri differenti tra di loro.

«Avendo constatato che l’esperienza ai Danisinni ha funzionato – dice ancora il regista – ci hanno chiesto di portarla a Brancaccio proponendo il modulo che avevano già sperimentato quando abbiamo portato l’Antigone casa per casa, sapendo di potere recitare anche per due soli spettatori. Solitamente ad accoglierci erano le mamme con i loro bambini, gli angeli del focolare domestico. Gli uomini, invece, siamo andati a trovarli nelle piazze, davanti alle taverne. Una bellissima esperienza, grazie alla quale abbiamo chiacchierato con tutti loro facendo un pieno di emozioni che ha attinto dal loro vissuto, dando alla fine mdo di costruire uno spettacolo come l’Antigone, nel quale c’erano anche le voci registrate delle donne. In scena 25 persone, 12 delle quali oggi sono coinvolte in quest'altro progetto».

Incursioni umane che, dunque, lavoreranno a Brancaccio sulla storia di Odisseo, tenendo banco per i prossimi due mesi nel quartiere. Per nulla casuale la scelta dei luoghi in cui ci si ritroverà. Sabato 24, per esempio, sarà l’ex Passaggio a Livello, mentre giovedì 29 nel Cortile Chiazzese/Casa Museo del Costume Pipi. In entrambi i casi alle 17.30. Siti sino a poco tempo fa chiusi alla fruizione pubblica, pezzi di strada rimasti isolati dal taglio brutale di un quartiere che cerca di migliorare la viabilità interna, ma dove ancora le condizioni di vivibilità umane e sociali non sono certo delle migliori.

«Nell'ultimo appuntamento – conclude Gigi Borruso – saremo al Museo del Costume perchè il progetto prevede l’attivazione di un laboratorio scenografico e di un altro costumistico. Un presidio nel quale prenderà vita una sartoria che impegnerà quattro donne del quartiere che saranno remunerate per la produzione dei costumi dello spettacolo finale. Dobbiamo ancora capire quale può essere il luogo ideale per portarlo in scena, ma c'è tempo per decidere. Per tutti noi è veramente un'emozione sapere che non c’è nulla di stabilito, ma che il risultato finale sarà frutto della volontà e dell'energia che sapranno tirare fuori gli abitanti di Brancaccio».

Connessoni che serviranno a portare nuova linfa vitale al quartiere, facendo in modo che possano essere di ispirazione alle altre periferie urbane.