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Cooperazione & Relazioni internazionali

Povero Congo!

di Giulio Albanese

Il giornalismo italiano si dimostra sempre più provinciale. Non mi stancherò mai di scriverlo! E sì cari amici lettori, perché non riesco a capire come si possa continuare ad ignorare la drammatica emergenza che attanaglia il Congo. A parte la stampa cattolica, del Terzo Settore e alcuni notiziari radiofonici (Radio Vaticana, Radio Rai e Radio 24 del Sole 24 ore) questa guerra africana è praticamente ignorata dai media nostrani. Eppure di cose da raccontare sull’ex Zaire ce ne sono a bizzeffe. Ieri i ribelli di Laurent Nkunda hanno continuato ad avanzare verso Goma (capoluogo della provincia orientale del Nord Kivu), nonostante il “cessate-il-fuoco” formalmente accettato domenica scorsa a seguito di un colloquio tra Nkunda e l’inviato speciale dell’Onu, il nigeriano Olusegun Obasanjo. Secondo fonti della società civile, le forze governative sono state costrette all’arretramento, abbandonando la loro postazione a Rwindi, 130 chilometri a nord di Goma mentre i caschi blu della Monuc, la missione dell’Onu in Congo, assistevano passivamente allo scambio di fuoco tra gli opposti schieramenti. Secondo i militari dell’Onu sono comunque stati i ribelli di Nkunda a violare la tregua. Nel frattempo è giunta notizia che il presidente congolese Joseph Kabila, ha nominato il generale Didier Etumba Longomba nuovo capo di stato maggiore interarmi, dopo una serie di umilianti sconfitte nell’Est del Paese. Intanto le trattative tra le parti, con la mediazione di Obasanjo, seppure con grande fatica, sembrano proseguire. La questione di fondo è che Nkunda insiste per negoziati diretti con il presidente congolese Kabila, contestando la presenza dei caschi blu che considera un’ingerenza straniera in territorio congolese. Di fronte al continuo aumento del numero delle vittime nell’ex Zaire, Amnesty International, Human Rights Watch e oltre 40 organizzazioni impegnate in Africa hanno lanciato l’allarme sul rischio di una catastrofe umanitaria nell’est del Paese, chiedendo la convocazione immediata di una sessione speciale del Consiglio Onu dei diritti umani. Detto questo, cosa dire del Darfur, della Somalia e dello Zimbabwe? Per favore, non ditemi che l’Africa non interessa alla nostra gente. Nel nostro Paese si scrive a sproposito degli sbarchi di clandestini e pochi hanno il coraggio di raccontare le loro storie, quelle dei loro Paesi di provenienza…


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