Cooperazione & Relazioni internazionali

Cresce la tensione in Sudan

di Giulio Albanese

Sono molto preoccupato per l’evolversi della situazione in Sudan. Com’è noto il regime di Khartoum non gradisce affatto la richiesta, formulata l’estate scorsa dal procuratore Luis Moreno Ocampo, di incriminare il presidente Omar Hassan al Bashir per il genocidio in corso nella tormentata regione del Darfur. E mentre la decisione della Corte Penale dell’Aja è attesa a giorni, il responsabile dei servizi segreti nazionali ha affermato che, qualora i giudici dell’Aja dovessero accogliere la richiesta di emettere il mandato di arresto espressa dal procuratore Ocampo, non sarà garantita l’incolumità degli stranieri presenti sul territorio sudanese. Da questo punto di vista, considerando l’imprevedibilità (forse sarebbe più corretto dire la follia) di questi “signori”, c’è davvero da tenere alta la guardia. Il rischio è che vi sia un’ennesimo “giro di vite” contro ogni forma di dissidenza. Nel frattempo è giunta notizia che il leader del partito popolare islamico sudanese, Hassan al Tourabi, è stato arrestato nei giorni scorsi dalla polizia dopo aver esortato Bashir a costituirsi, affrontando le accuse mosse nei suoi confronti. Pare addirittura, stando a quanto riferito lunedì dal “Sudanese Media Centre”, che Tourabi potrebbe comparire in brevissimo tempo di fronte a un tribunale locale con l’accusa di coinvolgimento nella guerriglia darfuriana. Non v’è dubbio che il regime di Khartoum è sempre più timoroso di perdere il consenso nei circoli integralisti sudanesi. Ma soprattutto, le dichiarazioni di Tourabi – considerato il vero ideologo del regime islamico sudanese – evidenziano una spaccatura all’interno del sistema dittatoriale che da anni regna incontrastato a Khartoum. Non ho tra le mani una sfera di cristallo per prevedere gli sviluppi della situazione, mi auguro solo che la Provvidenza guidi le sorti di questo Paese che è ostaggio di una delle più sanguinarie dittature africane. Mi limito poi ad osservare che contro l’emissione di un mandato di cattura internazionale nei confronti di Bashir si sono espressi nei mesi scorsi sia l’Unione Africana che la Lega Araba, oltre a numerosi Capi di Stato africani i quali temono un inasprimento del conflitto e il fallimento del fragile dialogo negoziale tra Khartoum e i ribelli darfuriani del Justice and Equality Movement (Jem). Da rilevare che in queste ore le Nazioni Unite hanno lanciato un appello perchè cessino i combattimenti nell’area di Muhajeriya, nel Darfur meridionale, che minacciano circa 30mila civili. Come al solito a pagare il prezzo più alto è sempre la povera gente.


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