Cooperazione & Relazioni internazionali

Mugabe si compra una reggia, mentre la sua gente muore di fame

di Giulio Albanese

Il nuovo governo dello Zimbabwe è nato male. Venerdì scorso infatti il vice-ministro designato all’agricoltura, Roy Bennett, scelto dall’opposizione per entrare a far parte dell’esecutivo d’unità nazionale, è stato arrestato con l’accusa di tradimento, terrorismo, banditismo e sabotaggio. Secondo il suo partito, il Movimento per il Cambiamento Democratico (Mdc) si tratta di “accuse scandalose, vessatorie e senza fondamento giuridico”. Non è una banale coincidenza se l’arresto è avvenuto poche ore prima che i ministri del governo di unità nazionale giurassero davanti al primo ministro Morgan Tsvangirai (leader del Mdc) e al presidente Robert Mugabe. Nel frattempo, a gettare un’altra ombra sul nuovo corso politico dello Zimbabwe è stata un’inchiesta del “Sunday Times”. Un giornalista e un fotografo del domenicale britannico hanno infatti scoperto che il “presidente padrone” dello Zimbabwe si è comprato una villa da quattro milioni e mezzo di euro in un prestigioso complesso residenziale a Hong Kong. La rivelazione, che arriva dopo quella sui preparativi per un “mega-party” a base di champagne e aragoste per gli 85 anni di Mugabe, getta ulteriore discredito sul presidente in una fase in cui il Paese è alle prese con una gravissima crisi economica e con un’epidemia di colera senza precedenti. A questo punto viene istintivo chiedersi se Tsvangirai riuscirà davvero a risollevare le sorti del suo Paese. Tanto per avere un’idea della drammaticità della situazione, basti pensare che l’ultimo dato stimato sull’inflazione si aggira attorno ai 350 milioni percentuali su base annua. Considerando che il 94 per cento della popolazione è senza lavoro, oltre al fatto che la metà degli abitanti sopravvive grazie alla beneficenza, c’è davvero da essere preoccupati, sapendo poi che Mugabe è pur sempre nella stanza dei bottoni. Infatti i ministeri chiave sono praticamente tutti sotto il suo controllo. Nuovo ministro della Difesa è Emmerson Mnangagwa, braccio destro di Mugabe, che negli anni ‘80 guidò il massacro di 20mila persone della minoranza Ndebele. A Sydney Sekeramayi, ministro della Difesa uscente, è stata affidata la Sicurezza nazionale, mentre Kembo Mohadi è stato confermato all’Interno malgrado le accuse di aver ordinato pestaggi e intimidazioni dei militanti dell’opposizione. Da rilevare che sono ancora una trentina gli attivisti per i diritti umani che restano in carcere nello Zimbabwe e l’arresto di Bennett non fa ben sperare per la loro liberazione. Con queste premesse, credo che Tsvangirai rischi di avere le mani legate…


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