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Kenya: approvata la nuova Costituzione, ma alcuni punti dividono le coscienze

di Giulio Albanese

Come era nelle previsioni della vigilia, la nuova costituzione del Kenya è stata approvata nel referendum che si è svolto mercoledì scorso. A renderlo noto è stata la Commissione elettorale indipendente che questa sera ha comunicato i risultati definitivi. I “sì” hanno ottenuto quasi sei milioni di voti, vale a dire il 67,25 percento dei consensi, mentre i “no” hanno superato di poco il 30 percento. L’affluenza ai seggi, sempre secondo la Commissione elettorale, è stata pari al 71 percento: si sono dunque recati alle urne circa otto milioni di votanti, su un totale di oltre 12 milioni di persone registrate. Naturalmente, le preoccupazioni delle Chiese Cristiane, Cattolica in primis, rimangono, per due motivi: per la clausola, contenuta nella nuova costituzione, sul trasferimento dell’inizio della vita dal concepimento alla nascita; e per il  riconoscimento delle corti civili islamiche, le cosiddette “Kadhi courts”, contrastante con il sistema giurisprudenziale di uno stato laico, “super partes” rispetto a tutte le religioni. Di converso, il presidente americano Barack Obama, che ha sangue keniano nelle vene, si è congratulato con il governo di Nairobi per il pacifico, trasparente e credibile referendum costituzionale, definendolo un significativo passo avanti per la giovane democrazia del Kenya. In effetti  la nuova costituzione contiene degli elementi fortemente innovativa ponendo le basi, ad esempio, per l’agognata riforma fondiaria. Vi è poi un’altra considerazione da fare e riguarda le limitazioni imposte dal nuovo dettato costituzionale al ruolo del presidente, come richiesto da tempo dalle opposizioni. Infatti, l’adozione di una nuova costituzione era proprio una delle misure contenute nel programma di riforme concordato tra le parti politiche dopo le violenze del 2008 e viene considerata un passo fondamentale perché tra due anni il Kenya possa tornare a votare per le presidenziali. Insomma, questa nuova costituzione non va disprezzata: è certamente ben articolata e i poteri istituzionali appaiono delineati secondo una logica garantista. Esistono però alcuni punti che dividono le coscienze e questi aspetti non posso essere sottaciuti, soprattutto in riferimento alla concezione della vita. La Chiesa Cattolica, in particolare, guardando al futuro, non si augura certo una chiusura, ma un’apertura al dialogo sereno e paritario. Se così non fosse, verrebbe smentito lo spirito democratico di cui si sono fatti paladini i padri della nuova  costituzione.


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