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Ailati

di Flaviano Zandonai

Senza scomodare maître à penser à la Marzullo è proprio vero che dentro una buona domanda c’è già la risposta (o almeno un pezzo). Chissà forse era questo l’intento dei curatori del padiglione Italia alla biennale di architettura. La sala principale è sovrastata da neon che pongono domande generali si, ma anche così esplicite da render chiaro un disegno strategico. Insomma fanno pensare che chi ha acceso i neon (l’illuminazione dell’insight?) lo ha fatto perché ha un’idea in testa per un’Italia Ailati dei macro trend dello sviluppo ma che, forse proprio per questo, va alla caccia di nuove risorse. Un disegno strategico che, guardano in basso, illumina tante micro progettualità locali che, da sole, sembrerebbero isolate, puntiformi. Ma che se non ci fossero farebbero apparire questi interrogativi vuoti e fini a se stessi.  Sarà un caso, ma i progetti esposti sui desk con rendering low cost e poco spettacolari rispondono alle domande tipiche di un’impresa sociale: “quali spazi per le comunità?”, “cosa fare con i beni sequestrati alle mafie?”, “quali nuove forme dello spazio pubblico?”. Volevo organizzare una specie di numero zero di un percorso formativo per manager di imprese sociali proprio qui dentro. Temo che non ci riuscirò, per questioni di tempo. Invito comunque ad andarci, in particolare a qualche innovatore sociale che proprio sul più bello si attorciglia su questioni neo corporative così poco stimolanti.


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