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Due righe possono bastare?

di Flaviano Zandonai

Lo ammetto: scrivo anche perché bastian contrario e per amore di dialettica. Al fuoco di fila riservato da Vita e dai suoi commentatori ai contenuti dell’agenda Monti rispondo che, tutto sommato, quel paio di righe riservate all’impresa sociale nel documento di “ascesa in politica” dell’ex premier non sono male. Se il riferimento al volontariato è generico e ispirato al solito, vecchio approccio di supplenza rispetto allo Stato, quello all’impresa sociale dice due cose importanti: 1) riconosce la valenza del modello italiano e 2) lo proietta in ambito europeo. Due indicazioni rilevanti in una fase in cui l’Europa, volenti o nolenti, gioca un ruolo chiave nel determinare le politiche nazionali e, nello specifico, ha intrapreso un percorso di policy making in materia d’impresa sociale grazie alla Comunicazione Social Business Initiative e agli atti successivi: il gruppo di esperti europei e soprattutto i fondi strutturali 2014-2020.

Bastano quindi due righe? No, perché questi documenti si valutano non solo guardando se un tema, un soggetto o un’istituzione viene esplicitamente citato (e magari contando il numero di volte). Per una valutazione compiuta è necessario contestualizzare il riferimento all’interno di un quadro di riforma generale che, per l’Italia, significa liberare motivazioni, competenze e risorse che innovino lo status quo. Da questo punto di vista l’agenda di Monti propone una versione riduttiva dell’impresa sociale “confinandola” nel settore del welfare che, per quanto rilevante, non rappresenta, come sappiamo bene, il solo ambito di attività di queste imprese. L’impresa sociale come “società veicolo” dell’innovazione acquisirebbe un maggior valore in questo e in altri documenti. Per ulteriori informazioni basta rivolgersi, ancora una volta, alla famigerata Europa e alla già citata Iniziativa per l’Imprenditoria Sociale che, nel sottotitolo, afferma di voler assegnare all’impresa sociale una posizione centrale nel sistema economico e nell’ecosistema dell’innovazione sociale. Copiare non è peccato, basta citare la fonte.

E le altre agende? Rimaniamo in attesa di quella di Grillo che assieme a Monti rappresenta la principale novità della campagna elettorale. Sarà interessante verificare, oltre ai contenuti, anche le modalità e i processi di produzione di questi documenti. Da questo punto di vista l’agenda del professore non ha molto da offrire, se non un file blindato in formato pdf (ed editorialmente brutto) che scorre rigorosamente in senso top down (del resto c’era da aspettarsi altro?). Vedremo cosa combineranno altri soggetti che, almeno a parole, si definiscono movimenti dal basso e utilizzatori delle funzionalità della rete. Potrebbero proporre, ad esempio, un formato wiki per scrivere la propria agenda.

Per i contendenti storici bisognerà verificare se riproporranno, come temo, le agende di qualche decennio fa, oppure se introdurranno qualche innovazione. Per misurare i passi in avanti bisogna individuare il punto più avanzato della loro produzione. In campo sociale per il centrosinistra direi l’impianto della legge di riforma dei servizi sociali (la legge n. 328 approvata dodici anni fa) e per il centrodestra il cinque per mille. Due provvedimenti che bene esprimono le diverse culture di provenienza e che sono accumunati da gravi problemi in sede di implementazione. L’impresa sociale, che entrambe hanno contribuito a normare, è stata invece abbandonata al suo destino e quindi potrebbe diventare oggetto di contesa a più ampio raggio. Staremo a vedere.


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