Politica & Istituzioni

Abbassiamo i toni…

di Franco Bomprezzi

Raccolgo volentieri l’invito del nostro caro e saggio e benvoluto Presidente della Repubblica. Abbassiamo i toni, giusto. “Si esca dalla spirale delle contrapposizioni”, sacrosanto. Allora mi rivolgo in tono sommesso, direi quasi umile e contrito, a chi ci governa, a chi si oppone, a chi ci informa, a chi ci amministra, a chi ci giudica.

C’è qualcuno che può illuminarmi, trovando qualche minuto del suo tempo prezioso (magari rinunciando a qualche apparizione televisiva) sui motivi per i quali non sono ancora stati approvati, ma che dico approvati, discussi, i Lea? Ovvero, per chi, magari distratto dal rumore di fondo, neppure sa di che cosa sto parlando: i Livelli essenziali di assistenza? Posso sapere quando il Parlamento metterà mano seriamente ai criteri di accertamento dell’invalidità civile, invece di sottoporre a metodico rastrellamento tutti gli invalidi italiani, confidando nel silenzio generale? C’è qualcuno in grado di spiegarmi perché, dati alla mano, l’occupazione lavorativa delle persone con disabilità diminuisce in modo allarmante, nonostante una legge che tutto sommato non era male, ed era stata approvata da tutti (in un momento di toni abbassati)? C’è qualche anima di buona volontà capace di spiegarmi, pacatamente e serenamente, perché in questo Paese muoversi in modo autonomo con una sedia a rotelle, nel 2011, è ancora un rally fra barriere vecchie e nuove? E poi, siccome soffro di insufficienza respiratoria, è troppo chiedere in che modo, seriamente, si pensa di contrastare l’inquinamento delle nostre città? Devo abbandonare Milano? Oppure posso sperare in un futuro migliore?

Posso sapere quando i giudici pensano di occuparsi, fra uno scandalo e l’altro, anche delle piccole, minute, discriminazioni quotidiane che subiscono le persone più deboli e fragili? La legge è uguale per tutti, o no? Perché ho questa strana sensazione che ad abbassare i toni, per il momento – e da lungo tempo – siano soprattutto coloro che voce non l’hanno mai avuta, perché tanto nessuno li avrebbe ascoltati seriamente? Perché è così difficile, tranne che su questo magazine e in pochi luoghi di informazione seria, parlare dei problemi veri, raccontare in tono serio e sommesso della realtà di questo Paese che produce anche tanta cittadinanza di qualità?

Lo dico sottovoce: mi sento un po’ stanco. Ma non dispero. Intanto esco dalla spirale delle contrapposizioni. Poi si vedrà.


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