Education & Scuola

Il tabù del pallone

di Roberto Brambilla

Nel calcio i tabù non esistono più. Tranne uno. Essere calciatore e omosessuale. A sollevare di nuovo la questione, a poco più di due mesi dalle dichiarazioni di Antonio Cassano, l’intervista che un giocatore del massimo campionato tedesco di calcio ha rilasciato alla rivista Fluter, collegata alla Bundeszentral fur politische Bildung, un’istituzione che si occupa di stimolare il dibattito su temi d’attualità.

Nel faccia a faccia con il giornalista Adrian Bechtold, il calciatore, rimasto anonimo, ha parlato della sua condizione. Di quello che deve fare per nascondere la sua omosessualità e quello che potrebbe succedere se fosse scoperto. “Non sarei al sicuro se la mia sessualità diventasse pubblica”. E ancora “Storie, titoli, riviste… Tutti vorrebbero scoprire cosa faccio con il mio compagno sotto le lenzuola. La mia passione, il calcio, sarebbe tutto irrilevante”.

Per tranquillizzarlo è intervenuta anche Angela Merkel. La cancelliera federale ha detto al calciatore che non deve temere di fare outing, anzi che farlo potrebbe essere un segnale. Di calciatori gay dichiarati ce n’è uno solo. E’ svedese e si chiama Anton Hysen, centrocampista dell’ Utsiktens BK, squadra di terza divisione. Il suo coming out risale al 2011, 21 anni dopo il primo storico outing nel mondo del calcio. Quello dell’allora 29enne attaccante inglese di origine giamaicana Justin Fashanu. Un coming out che fu accolto male dall’opinione pubblica, dall’ambiente, dal fratello John (anche lui calciatori che rinnegò Justin) e che portò Justin, dopo essersi trasferito negli Stati Uniti e essere accusato di stupro su un 17enne (accuse mai provate) a suicidarsi, il 3 maggio 1998, a 37 anni.


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