Culle vuote

Qui Italia, un ultraottantenne per ogni bambino

L'Istat ha presentato i dati demografici relativi al 2023. Sono stati appena 379mila i bambini venuti al mondo, l’ennesimo minimo storico. In Sardegna siamo già sotto un figlio per donna. E per la prima volta gli over80 sono più numerosi dei bambini sotto i dieci anni. Adriano Bordignon (Forum Famiglie): «Serve immediatamente un Piano shock di rilancio. O verremo ricordati come quelli che sapevano e non hanno agito»

di Sara De Carli

anziano e bambino

Natalità in discesa, mortalità in forte calo. Il numero medio di figli per donna scende a 1,20 da 1,24 nel 2022. Con appena 379mila bambini venuti al mondo, il 2023 ci restituisce l’ennesimo minimo storico di nascite: è l’undicesimo minimo storico di fila, dal 2013. La riduzione della natalità riguarda indistintamente nati di cittadinanza italiana e straniera. Nessuna sorpresa dagli ultimi dati diffusi dall’Istat sugli indicatori demografici, presentati oggi. La contrazione del numero medio di figli per donna interessa tutto il territorio nazionale. Nel Nord numero medio di figli per donna è l’1,21 nel 2023, nel Centro 1,12 e nel Mezzogiorno il tasso di fecondità totale è pari a 1,24. Riparte anche – prosegue l’Istat – la posticipazione delle nascite, «fenomeno di significativo impatto sulla riduzione generale della fecondità, dal momento che più si ritardano le scelte di maternità più si riduce l’arco temporale disponibile per le potenziali madri. Dopo un biennio di sostanziale stabilità, nel 2023 l’età media al parto si porta a 32,5 anni (+0,1 sul 2022)». Tale indicatore, continua a registrare valori nel Nord e nel Centro (32,6 e 32,9 anni) superiori rispetto al Mezzogiorno (32,2), dove però si osserva l’aumento maggiore sul 2022 (era 32,0).

Meno di un figlio per donna in Sardegna

Il Trentino-Alto Adige, con un numero medio di figli per donna pari a 1,42, continua a detenere il primato della fecondità più elevata del Paese. Seguono Sicilia e Campania, con un numero medio di figli per donna rispettivamente pari a 1,32 e 1,29. In queste tre regioni le neo-madri risultano mediamente più giovani che nel resto del Paese: 31,7 anni l’età media al parto in Sicilia; 32,2 anni in Trentino-Alto Adige e Campania. La Sardegna continua a essere la regione con la fecondità più bassa: stabilmente collocata sotto il livello di un figlio per donna per il quarto anno consecutivo, nel 2023 si posiziona a 0,91 figli.

Un bambino sotto i 10 anni per ogni ultraottantenne

Al 1° gennaio 2024 la popolazione residente in Italia ha un’età media di 46,6 anni. Gli over65, sono 14 milioni 358mila, pari al 24,3% della popolazione totale. Aumenta il numero di ultraottantenni, i cosiddetti grandi anziani: con 4 milioni 554mila individui, quasi 50mila in più rispetto a 12 mesi prima, questo contingente ha superato quello dei bambini sotto i 10 anni di età, che si fermano a 4 milioni 441mila individui. Questo rapporto, che è ora sotto la parità, era ampiamente invertito in passato: 25 anni fa in Italia c’erano 2,5 bambini sotto i dieci anni per ogni over65 e 50 anni fa c’erano ben 9 bambini sotto i dieci anni per ogni anziano.

Calano però anche i decessi (661mila), l’8% in meno sul 2022, dato più in linea con i livelli pre-pandemici rispetto a quelli che hanno caratterizzato il triennio 2020-22. Il saldo naturale della popolazione italiana così è ancora fortemente negativo (-281mila unità). L’immigrazione (416mila persone), con un saldo migratorio con l’estero positivo di 274mila unità (le cancellazioni per l’estero calano a 142mila) ci consente di avere una popolazione residente che nel 2023 è – almeno sul piano numerico – in sostanziale equilibrio.

Il commento

«È un crollo senza fine quello a cui stiamo assistendo inerti malgrado i ripetuti allarmi. Questo crollo demografico ci sta condannando ad un futuro insostenibile dove non saremo in grado di far fronte ad una spesa sanitaria crescente perché la popolazione attiva continua a calare. Ma anche la tenuta del sistema previdenziale è compromessa e i fenomeni dello spopolamento delle aree interne e rurali soprattutto del Sud sembra compromettere il futuro di intere aree del Paese», dichiara Adriano Bordignon, Presidente del Forum Nazionale delle Associazioni Familiari.

«Un grande Paese, il nostro, che sarà sempre meno grande per il futuro, e vedrà calare il proprio Pil a causa della variabile demografica. Nell’ipotesi più accreditata da Istat si va verso 13 milioni di abitanti in meno nel periodo 2023-2080. Si perderà l’equivalente dell’attuale intera popolazione del Mezzogiorno se non si interviene con tempestività, progettazione di lungo periodo ed ingenti risorse. Nel medesimo periodo i dati previsionali Istat ci dicono che la potenziale forza lavoro si dimezzerà, così come il contingente dei giovani ed esploderà la componente anziana, con i ‘grandi vecchi’ che quasi triplicheranno. Di fronte a tutto ciò, serve un Piano shock di rilancio di cui deve farsi immediatamente carico la politica nazionale, ma anche europea e locale. Non possiamo più perdere tempo altrimenti verremo ricordati come quelli che sapevano e non hanno agito».

Foto di Rod Long su Unsplash


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