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Politica & Istituzioni

Elezioni: l’alternativa che non c’è

di Riccardo Bonacina

Franceschini è contento, dice che “Il Pd ha tenuto e che quel 26,1% sarà la base di un nuovo inizio”. Già poteva andar peggio; può sempre andar peggio, e le aspettative si possono sempre abbassare alla bisogna. Poco più di anno fa Walter Veltroni disse: “Il 33% sarà la base di un nuovo inizio”, già, poi si è dovuto dimettere.Intanto, dopo un anno, Il Partito democratico ha perso oltre 4,1 milioni di voti rispetto alle politiche del 2008 (-34%). Nonostante la grande performance dell’Italia dei valori (+ 53% sulle politiche 2008), anche il connubio Pd+Idv arretra del 24% e perde quasi 3,3 milioni di voti. E il Pd dovrà subito far i conti con Di Pietro che vuole “rifondare l’opposizione” sul “valore dell’antiberlusconismo”. Auguri.

Franceschini dice che “Il voto ha fatto svanire il mito dell’invincibilità di Berlusconi”, ma il problema è che Berlusconi queste elezioni le ha vinte portando il Pdl ad essere il primo partito anche in regioni tabù come Umbria e Marche. È vero, ispetto alle politiche del 2008 il Pdl conosce un arretramento di quasi 2,9 milioni di voti (-21%), ma la quota di consensi alle Europee si attesta al 35,3% che significa 2 punti percentuali in meno rispetto ai 7 del Pd. Una perdita però, per le forze al governo, compensata dalla crescita della Lega di 2 punti percentuali rispetto alle potiche. Insomma, se è vero che il plebiscito agognato da Berlusconi non c’è stato, per fortuna, bisognerà che il Pd, se vuole uscire dall’aurea della “vispa teresa” della politica italiana, riconosca che il plebiscito non c’è stato non per merito suo o dell’opposizione a Berlusconi, ma per l’astensione massiccia al Sud e nelle isole (dove addirittura la partecipazione al voto è sotto la soglia del 50%).

Se un dato, infatti, ci consegna la tornata elettorale per le Europee (e ancor di più quella delle amministrative dove il Pdl ha già strappato 16 amministrazioni provinciali al centro sinistra), è che l’alternativa a Berlusconi in questo Paese ancora non c’è e neppure si intravvede. La sinistra radicale ha buttato il 6% delle elettorato alle ortiche e litigano ancora, il Pd si prepara ad una stagione di nostalgie uliviste, Di Pietro è la caricatura di un’opposizione seria e l’Udc deve ancora ancora decidere cosa farà da grande.

E tutto questo è davvero un problema grave per il Paese.


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