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Politica & Istituzioni

Le nostre precarie, temporanee riprese

di Riccardo Bonacina

Ho partecipato, poche settimane fa, alla festa che celebrava il totale recupero, dopo restauri durati oltre 20 anni, dell’Abbazia di Morimondo. fondata 875 anni fa da monaci cirstencensi provenienti da Morimond (la quarta delle quattro abbazie figlie di Citeaux). Nel bel libro che racconta la preziosissima e impegnativa opera di restauro (coordinata dall’architetto Alessandro Rondena) ho trovato un brano di Charles Péguy che abbiamo eletto a nostro augurio per il Natale e per l’inizio del nuovo anno. Un anno che sarà buono nella misura in cui noi, ciascuno di noi, saprà mettere in campo cose buone per sè e per tutti. Una frase che sentiamo totalmente nostra nel nostro essere impegnati in un vero e proprio cantiere per garantire libertà e futuro a ciò che siamo riusciti a costruire in quindici anni di impegno.

La frase di Charles Péguy mi sembra nominare l’intenzione migliore nel nostro lavoro di ripartenza e ci sembra sottolineare anche una necessità per tutti, si creda oppure no: quella di muoversi per una ragione ideale capace di costruzione e di futuro.Auguri, quindi.

Bisognava ricominciare sempre (e bisognava ricominciare sempre nel tempo questi ordini, queste opere, queste fondazioni che erano frammenti di eternità, bisognava sempre ricominciare temporalmente quelle fondazioni eterne, di origine eterna, di regola eterna, di intenzione eterna). Citeaux, Cluny, Vezelay, le tre regine, città spirituali, città calde, città ferventi, alla lunga intiepidivano, e occorreva ricominciare sempre: la perpetuità spirituale, simbolo dell’eternità, immagine della perpetuità eterna, si conservava solo attraverso riinizi temporali, attraverso precarie temporanee riprese.

(da Véronique. Dialogue de l’histoire et de l’âme charnelle)


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