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Politica & Istituzioni

Bertolaso, ecco quel che penso

di Riccardo Bonacina

Le domande di tanti amici e colleghi e due sms arrivati sul mio telefonino nelle ultime ore mi spingono a dire qualcosa sul caso Bertolaso.

Un grande e famoso architetto mi scrive: “Bertolaso? Non ci credo, comunque, questo è un Paese marcio. Sono preoccupato per i nostri figli”. Chiederò al mio amico architetto cosa intenda con quel “questo è Paese marcio”. Se marcio per corruzione diffusa, se per le abbondanti dosi di veleno  che magistratura e informazione ammanniscono ogni giorno ai cittadini sempre più spaesati e cinici. Se per entrambi i motivi. Certo, in ogni caso, c’è da preoccuparsi per i figli che assistono ad un mondo adulto, rappresentato, e sempre più spesso anche vissuto, come l’eden della corruzione e dell’utilitarismo.

A proposito di figli e del loro sentire. Mia figlia minore, Francesca, 17 anni, a tavola sostiene con tono assertivo: “Tutti gli uomini vanno con le escort”, e Maria, 20 anni, tramite sms mi chiede: “Sono vere le intercettazioni di Bertolaso e prostitute?”.

Il mio amico architetto e le mie figlie, sanno che conosco Bertolaso, sanno che lo stimo e che  perciò  spesso lo critico, senza sconti, nelle tante occasioni che la mia storia di cronista sociale me lo ha fatto incontrare.

Che dire loro? Come rispondere? Che non c’è uomo che non abbia fatto qualcosa di male? È così, lo sappiamo, ciascuno colleziona la sua dose di cazzate quotidiane malgrado le generose intenzioni di bene. Certo sarebbe più bello, e forse anche più giusto, dir loro che non c’è uomo che non abbia fatto qualcosa di bene. Anche questo lo sappiamo, non c’è giorno che almeno per un istante un atto buono non riesca a trapassare la nebbia di tutte le nostre distrazioni e  depressioni. Ma raccontare questo sembra oggi impossibile (anche se su questo sito e sul magazine continuamo con ostinazione a farlo), sembra oggi impossibile riuscire a trapassare l’aria fetida di dossier e veleni.

Badate bene, non è questione di chiudere gli occhi di fronte alla corruzione dilagante e all’incapacità del mondo adulto di educare alla vita, si tratta piuttosto di aprirli di più, di stropicciarli come quando si guida nella nebbia. Si tratta di guardare oltre l’aria mefitica che sprigiona (il mio amico Aldo Bonomi lo chiama così) “il primo popolo”, quello dei salotti, quello degli scontri di potere, quello dell’aggiudicazione degli appalti, quello del neo-schiavismo praticato sulla pelle di giovani e immigrati. Bisognerebbe essere capaci di guardare oltre per intravvedere qualche luce. È quindi, anche una questione di racconto e di rappresentazione di questo Paese.

Detto questo, proviamo a restare nel perimetro della nebbia. Come è noto, il Gip di Firenze, Rosario Lupo, ha firmato l’ordine di arresto per 4 persone (l presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici Angelo Balducci, l’ingegner Mauro Della Giovampaola, che ha lavorato nella struttura di missione per il G8 in Sardegna ed è coordinatore dell’unità tecnica di missione per la realizzazione delle infrastrutture per i 150 anni dell’Unità d’Italia, l’imprenditore romano Diego Anemone, l’ingegnere Fabio De Santis, attuale provveditore alle opere pubbliche della Toscana e successore di Balducci come soggetto attuatore per le opere del G8 alla Maddalena)  e l’avviso di garanzia per 40 indagati tra cui Guido Bertolaso. L’accusa (che non risparmia termini come “cricca di banditi”) è quella di corruzione e riguarda i lavori il G8 alla Maddalena, i Mondiali di Nuoto e le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Insomma, un’inchiesta, fatta attraverso una sessantina di perquisizioni e la solita sequenza di intercettazioni, al solito, e malgrado sia del tutto illegale, abbondatemente rese note da giornali e tv, che colpisce, scrive il Gip, “la combriccola della Protezione civile”.

La portata politica dell’inchiesta la spiega oggi con grande efficacia Ezio Mauro su La Repubblica. Scrive Mauro: “L’inchiesta sulla Protezione Civile colpisce il cuore del berlusconismo. Il Cavaliere ha fretta, procede per immunità e scorciatoie, riduce la politica a prospettiva di pura forza che travolge anche ogni orizzonte di riforma costituzionale condivisa. La Grande Deroga (ndr Mauro si riferisce al procedere di appalti e iniziativa in deroga alle leggi ordinarie) è già un cambio materiale della Costituzione, in atto, mentre qualche autorevole esponente dell’opposizione chiede ancora ogni giorno in un’intervista quando si comincia con le riforme. (…) Ma oggi, la Grande Deroga produce con tutta evidenza la gelatina di Stato della corruzione. E dunque diventa esemplare, dimostrando a chi non vuol capire che l’esercizio del potere fuori dai principi costituzionali che lo costringono dentro forme e limiti sfocia facilmente nell’arbitrio…”

Ovvero, come succede da troppi anni in questo Paese, una battaglia tutta politica come quella di fermare il progetto della Protezione civile Spa  e in generale fermare e limitare gli appettiti di una struttura la cui ombra si allunga anche su tutti gli Eventi-Paese, compreso l’Expo; una battaglia che dovrebbe essere tutta argomentativa, per impotenza, per inedia, o chissà per cos’altro, si trasferisce a livello giudiziario e, perciò, invece delle argomentazioni si usa il tritacarne mediatico che illustra per giorni e settimane, usando tutte le scorciatoie possibili, un Paese corrotto il cui prezzo, al solito, è fatto da ristrutturazioni di immobili, auto di lusso a sbafo, assunzioni di domestici e figli, favori sessuali con pagamento di escort a domicilio. Insomma, cose miserrime.

Mi sono limitato a leggere intercettazioni e conseguenti accuse a Guido Bertolaso. Che, in sostanza sono tre: a) La telefonata ormai famosa, quella della “una ripassatina da Francesca me la farei volentieri”, che secondo l’ordinanza “non pare consentire interpretazioni diverse da quella che trattasi di prestazioni sessuali di cui il Bertolaso dovrebbe usufruire presso il centro benessere riconducibile all’Anemone, Salaria Sport Village di Roma”. Mah, pur dimenticando che Bertolaso ha detto che Francesca del Salaria Sport Village, è la sua fisioterapista, c’è da rimanere allibiti dalla superficialità e sbrigatività interpretativa del magistrato. Speriamo l’intera inchiesta si fondi su elementi più probanti; b) la seconda intercettazione, sempre a Diego Anemone, riguarda l’organizzazione di una “cosa megagalattica”» in favore del Bertolaso» a base di sesso.  Anche qui, l’unico dato certo che emerge dalle stesse intercettazioni è che Bertolaso “alla cosa megalattica”, ha poi dato buca, non ci è andato; c) La terza intercettazione, dimostrerebbe (?) che in previsione di incontri con Bertolaso, Anemone si attiva  alla ricerca di denaro contante, tanto che, è scritto nell’ordinanza “gli investigatori ritengono abbia una certa fondatezza supporre che detti incontri siano stati finalizzati alla consegna di somme di denaro a Bertolaso”. Qui l’intercettazione riguarda una conversazione tra Anemone edon Evaldo Biasini, economo del Collegio del Preziosissimo sangue, a cui l’imprenditore chiede soldi. Del resto, gli investigatori, immagino sapessero, Anemone stava svolgendo lavori di ristrutturazione al Collegio. Bertolaso non è mai citato, ma Anemone lo avrebbe incontrato in giornata. Tanto basta alle deduzioni investigative?

Bene, alla nebbia abbiamo dedicato fin troppo tempo. Bisognerebbe ora tornare a parlare di Protezione civile Spa e chiedere a Bertolaso perché di tutti i lavori “in deroga” e non destinati alle emergenze, la Protezione civile non abbia fornito il dettaglio delle gare di appalto per cui l’abbiamo sempre ammirata come ente pubblico più trasparente d’Italia. Vedasi il rendiconto degli appalti per il terremoto d’Abruzzo (consultateli qui).


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