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Politica & Istituzioni

Berlusconi e gli altri. I limiti della ragionevolezza

di Riccardo Bonacina

Molti amici mi chiedono cosa penso dell’ennesima storiaccia di letto del nostro premier. L’ennesima in due anni: nel maggio 2009 il caso Noemi, poi le accuse della moglie al momento della separazione (quella delle “vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo, la notorietà e la crescita economica)”, poi la D’Addario col telefonino a Palazzo Grazioli, e oggi l’harem dell’Olgettina con Ruby, la Minetti e le altre e il trionfo di intercettazioni e interviste degni di un Drive in degenerato. Che dire?Io penso che a chi fa politica non si debba chiedere la patente di santità, anzi, spesso un puttaniere (la storia lo documenta) è preferibile, nella sua funzione di governo a un moralista. In genere, fa meno danni. Così come penso il meglio che possiamo desiderare come cittadini sia “ l’essere non troppo governati”, come scriveva Foucault.

Certo, i vizi, certi, di Berlusconi paiono essere al di fuori di ogni controllo e di ogni cordone sanitario possibile (povero Letta e poveri gli altri incaricati di gestirlo). Un amico mi manda a commento di quanto veniamo in questi gironi, un brano di un grande scrittore bosniaco, Ivo Andrić premio Nobel della letteratura nel 1961. Mi pare perfetto come commento.

“Coloro che detengono il potere, infatti, dovendo opprimere per governare, sono condannati ad agire sensatamente; e se, trascinati dalla passione o costretti dagli avversari, oltrepassano i limiti della ragionevolezza, scendono su una strada lubrica, e con ciò stesso, da soli segnano l’inizio della loro rovina”. (Ivo Andrić, Il ponte sulla Drina)

Che aggiungere? Forse solo quello che Antonio Albanese sta suggerendo in questi giorni lanciando il suo nuovo film Qualunquemente. Albanese, a chi faceva notare dell’attualità del film, risponde  che è «uno spaccato del Paese, e “senzadubbiamente”, come direbbe Cetto, vitale, è dolce, sereno e comico». E a chi gli domanda a quale politico pensasse quando nel 2003 nacque il personaggio, risponde: «Troppo comodo pensare a Berlusconi. Anche se potrebbe sembrare il contrario, non mi sono mai ispirato alle gesta di Berlusconi, anzi, ho sempre cercato di virare altrove rispetto a quel tipo di “maschialità”. La triste realtà è che tanta gente applaude Cetto perchè nutre simpatia, forse addirittura pensa che una parte di Cetto sia presente in tutti noi, quasi fosse un fenomeno antropologico». Già, forse Albanese ha toccato il punto vero:se il Paese fosse già più in la di Berlusconi e Cetto Laqualunque fosse ormai un politico moderato?

“Qualunquemente, infattamente: liberté, impunité, elezioni anticipé”


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