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Politica & Istituzioni

La tre giorni di Renzi. Ecco come è andata

di Riccardo Bonacina

Reduce dal Big Bang, la tre giorni alla Leopolda di Firenze indetta dal sindaco Matteo Renzi per sparigliare un panorama politico mummuficato e talmente chiuso, nel suo declino e tra le sue crepe, che mostra di non capire più né la società né la realtà costretta com’è, ormai, a passar le carte che gli arrivano dalla Bce, mi tocca, ad anticipare un po’ di telefonate e domande, tirare un bilancio sia pur aprossimativo.

Il Big Bang è stato uno spiraglio, un luogo aperto, apertissimo, un gran calderone di persone e idee anche tra loro in contraddizione, non una convention del Pd, basta scorrere la lista dei 130 intervenuti, scrittori, economisti, uomini di impresa, della società civile, pubblici amministratori, comunicatori. Per questo ho accettato l’invito di Matteo Renzi che non ha chiesto adesione preventiva né a un partito costituendo né a una possibile corrente e s’è mostrato davvero interessato ad ascoltare e raccogliere anche il pensiero delle organizzazioni della società civile che trovano da 17 anni su Vita una loro rappresentazione.

Sono intervenuto nella fine mattinata di sabato portando le istanze di cui abbiamo discusso e che abbiamo condivisio nel recente Comitato editoriale di Vita del 26 ottobre scorso, spero in maniera efficace. Qui una sintesi del mio intervento e qui il testo Bonacina x Big bang. La platea era affollatissima, viva. Sono stati 10.267 i “leopoldini” registrati che si sono alternati in tre giorni; 323 giornalisti accreditati. La platea virtuale, poi, da record, mai una manifestazione con a tema la politica era stata tanto partecipata: oltre 500 mila i contatti in streaming dai siti collegati alla kermesse. La manifestazione su Twitter ha ricevuto oltre 15 mila tweet, ed e’ rimasta per 4 giorni trending topic della popolare community.

La cosa che mi ha colpito è che Renzi ha mostrato una grande capacità di ascolto assorbendo sia il cuore di ciò che ho detto, o meglio, portato alla Leopolda, sia mostrando attenzione alle proposte concrete, operative. Qui il link a un passaggio del suo intervento finale, ascoltate dal minuto 12′ 45′‘. “Ci sono della parole chiave nel nostro tempo che dobbiamo rilanciare con forza… Ce l’hanno spiegato ieri, siamo già una big society. Non abbiamo bisogno di scimmiottare altrove. Noi siamo in una realtà nella quale non abbiamo bisogno che lo Stato pensi a noi dall’inizio alla fine. Abbiamo bisogno che lo Stato valorizzi chi già fa per noi, che lo Stato ci lasci liberi e ci accompagni. Che lo Stato consenta alle realtà che fanno associazionismo di non essere imbrigliate da lacciuoli burocratici e non essere massacrate come è successo negli ultimi 10 anni. Il governo che doveva essere liberale non ha consentito a queste forze sociali, vere, reali, di esprimere tutta la propria forza”. Le proposte fatte sono state inserite anche nel documento messo online ieri sera, il WikiPd, come Renzi l’ha nominato.

Per il resto, il fatto che Matteo Renzi abbia iniziato il  suo discorso di chiusura invocando una ripartenza all’insegna “della bellezza e dei bambini come soggetto politico”, giacchè portatori sani di desideri è cosa inusitata quanto interessante. Così come il fatto che sia stato evocato Berlusconi (nella tre giorni non un’ossessione ma ciò che è già il passato) non per una legge o per un lodo ma “perchè ha trascinato il Paese nella mucillagine della volgarità”, è cosa nuova e degna nota.

Non so cosa riserverà il futuro a Renzi, ma certamente lui ha riservato al futuro prossimo “una camionata di idee”, come ha avuto modo di dire, e un po’ d’aria fresca alle stanze della politica. Matteo Renzi è stato anche abbastanza intelligente e furbo da sottrarsi al gioco della candidatura alle primarie del Pd, “Sarebbe un tragico errore ora accettare un gioco voluto da altri”. Già. Così come, oltre alle idee, resteranno le sue battute, come quelle espresse ieri sera da Fabio Fazio a “Che tempo che fa”: “Un bravo presidente del Consiglio è uno che sceglie i collaboratori più bravi di lui, non uno che dice che ha vinto le Coppe campioni e che porta l’Italia in Champions League». E ancora: «Anche i politici devono dire che si divertono. Hanno sempre la faccia triste, arrabbiata, corrucciata». E quando Fabio Fazio ha osservato che Berlusconi sorride, il sindaco ha risposto che ”però è un sorriso di plastica. Passare da un sorriso di plastica a un sorriso vero è una cosa diversa”.

Uno degli slogan più belli del sessantotto era questo: “Il faut respirer” (Bisogna respirare). Ecco alla Leopolda si è respirato, cosa rarissima in una manifestazione politica.

Se poi qualcuno si vuol far male, ecco un estratto video dell’intervento.


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