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Volontariato: da oggi in edicola e lunedì a convegno

di Riccardo Bonacina

Il numero di Vita che da oggi trovate in edicola, vuole segnare un punto, forse “il” solo punto possibile per una ripartenza del Paese. Una ripartenza senza la quale parlare di crescita in piena recessione è peggio di un esercizio retorico, è esercizio patetico chiunque lo faccia. Questo punto di ripartenza ha a che fare con il risveglio dell’io, di ciascuno di noi, delle comunità. È un numero che dedichiamo, alla gratuità come scintilla prima e originaria di ogni socialità, di ogni comunità. E lo facciamo, grazie anche al contributo di tanti autorevoli amici e commentatori, alla fine di un triste e vuoto Anno europeo del Volontariato e nella ricorrenza dei vent’anni della legge 266/91 che ha riconosciuto, come recita l’art. 1: “Il valore sociale e la funzione dell’attività di volontariato come espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo”.  Vent’anni dopo, se qualcosa non cambierà – magari la stessa legge -, il rischio è che il futuro del volontariato sia tutto dietro le spalle, esattamente come il futuro di questo Paese. Non ci sarà nessuna ripartenza se non saremo in questione noi. Noi come persone capaci di gesti e di impegno. Come ha scritto Maurizio Maggiani su questo settimanale: “C’è sempre un uomo, o un’impresa di uomini, ovunque e in ogni tempo, che non rinuncia al suo gesto di bella dignità. La dignità e la bellezza che riparano dalla rassegnazione, dal cinismo, dalla sconfitta definitiva.” Questo è il nostro tempo, il tempo di riscoprire come un nostro gesto possa generare dignità e bellezza. I nostri gesti individuali e collettivi devono ritrovare questa epica, questa vastità d’intenti senza la quale c’è solo rassegnazione, depressione o l’indignazione a comando. È il tempo di chi vuol costruire, anzi, ricostruire, come indicava Vasilij Grossman: “Accanto al “grande Bene” minaccioso, c’è una piccola gratuità. Quella dei gesti quotidiani e semplici”.  Poche settimane fa mi ha colpitoIl futuro o sarà contenuto nei nostri gesti o non ci sarà e se ci sarà, sarà buio. Gesti personali e gesti associativi che sappiano cogliere tutta la portata della sfida che il tempo che viviamo ci propone, con coraggio. Coscienti che il gratuito non è ciò che è gratis. Il gratuito è pensare, fare, realizzare un gesto o un’opera perché è buona in sé, perché è bella in sé. Anteponendo, coscientemente e per scelta, questo valore in sé all’utile o all’interesse che se può ricavare.

Goethe, con una notazione folgorante per la sua verità persino psicologica ed esistenziale, scriveva che “Chi non ricorda il bene non può sperare”. È proprio così, chi non ha ricordo di un’esperienza buona, di bene, non può sperare perché la speranza non avrebbe nessun contenuto possibile se non lo sperare “in meglio” che equivale allo sporgersi in avanti sopra un abisso vuoto.  Una notazione che dice di un compito proprio del volontariato in questo passaggio d’epoca, quello della disseminazione nel quotidiano e nelle comunità di relazioni buone e di esperienze di bene, esperienze, cioè che abbiamo come contenuto la cura di sé, degli altri, del lavoro e dell’ambiente in cui viviamo. Solo così il volontariato potrà tornare a nutrire la comunità (per citare il titolo del convegno che Vita ha promosso il 5 dicembre a Palazzo Reale a Milano).

Come ha scritto in un folgorante e recente libro (Il Capitalismo, ed. Marsilio) Geminello Alvi :“I fondamenti di un’economia diversa dal capitalismo, e non anticapitalista, sono il dono come un atto economico e una minore crescita. L’atto del dono, che non è un di più morale o migliorante, permane costante archetipo dell’economia, riordino di essa, in armonia cogli altri campi della vita e suo risanamento. Il dono e la comunità sono la sola alternativa al potere devastante del denaro che induce burocrazie senza vita e senza merito. Il male se conosciuto, diminuisce; il bene conosciuto s’accresce”.

Ecco tutta la portata della sfida che i lettori di Vita hanno davanti e questo numero lo documenta. Ne parliamo lunedì 5/12 a Palazzo Reale a Milano dalle 9,30 alle 13


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