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Il caso

Europa, la strana alleanza di sindacati e grandi imprese per marginalizzare l’economia sociale

A La Hulpe nell’ambito della presidenza di turno belga, si è tenuta la conferenza ad “alto livello” sul Pilastro europeo dei diritti sociali. Fra i protagonisti Mario Draghi ed Enrico letta. Ecco come è andata nel resoconto del presidente di Cecop-Cicopa Europa

di Giuseppe Guerini

È stata una settimana intensa a Bruxelles, che si è conclusa con il vertice del Consiglio Europeo di mercoledì e giovedì, che ha trattato i complessi temi di politica internazionale, senza particolari novità, e poi ha visto la presentazione ufficiale del rapporto sul futuro del mercato unico affidata a a Enrico Letta. 

Ma la settimana europea si era avviata, il 15 e 16 aprile, nella cittadina di La Hulpe, dove nell’ambito della presidenza di turno belga, si è tenuta la conferenza ad “alto livello” sul Pilastro europeo dei diritti sociali, che rischia però di essere ricordata prevalentemente per essere stata teatro dell’intervento di Mario Draghi, che ha anticipato alcuni temi del suo atteso rapporto dedicato alla competitività.

Poco o niente si è detto su quale relazione e quale responsabilità verso i diritti sociali ad esempio ci sia tra competitività, investimenti in difesa (la nuova priorità da tutti richiamata), telecomunicazioni e attrattività dei capitali. Temi che per altro sono al centro del rapporto di Enrico Letta, documento che ha goduto di una eco molto inferiore a quella di Draghi. In qualche modo una sorta di manifestazione della “competizione” che si gioca tra Commissione e Consiglio Europeo, rispettivamente committenti del rapporto Draghi e del rapporto Letta.

Ma torniamo alla conferenza “quasi” di alto livello, di La Hulpe, il cui obiettivo era adottare una dichiarazione inter-istituzionale che preparasse la futura agenda sociale per il periodo 2024-2029 e riaffermasse il ruolo del Pilastro europeo dei diritti sociali come bussola per la politica sociale dell’Ue.  E qui cominciano le prima crepe: dalla conferenza sono state marginalizzate le rappresentanze della società civile, se non per qualche ospite la circostanza. Solo dopo alcune insistenze si è riusciti ad ottenere una menzione dell’economia sociale, nonostante la presidenza belga vi avesse pure dedicato la conferenza di Liegi. Il messaggio che ne esce è che Terzo settore, economia sociale, società civile sono percepiti come una nicchia o un settore a parte, che si chiama in causa per la solidarietà e per la “riparazione dei danni sociali, ma lo si esclude quando le vecchie corazzate del dialogo sociale, sindacati e grandi imprese di siedono al tavolo di un dialogo sociale che appartiene al secolo scorso. Si perché a volere tenere ai margini la società civile sono stati proprio Ces (Confederazione europea dei sindacati) e Business Europe (quest’ultima poi non ha nemmeno firmato la dichiarazione finale, con buona pace del dialogo e della responsabilità sociale).

La dichiarazione è stata firmata il 16 aprile dalla Commissione europea, dal primo ministro belga Alexander De Croo a nome di 25 Stati (Austria e Svezia non hanno firmato) membri dell’Ue, dal Parlamento europeo, dal Comitato economico e sociale europeo, dalla maggior parte delle parti sociali europee e da una sparuta rappresentanza della società civile. 


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Il 17 aprile è stata la volta di Enrico Letta che ha presentato il rapporto sul futuro del mercato unico dell’UE dal titolo “Much more than a market”. 

Il rapporto chiede di rinnovare il mercato unico attraverso la riforma dei quadri legislativi esistenti e l’espansione a nuovi settori. Pur consolidando le quattro libertà iniziali, la relazione chiede che il mercato unico estenda la sua portata a una quinta libertà: promuovere la ricerca, l’innovazione e l’istruzione.

La relazione di Enrico Letta sottolinea giustamente la necessità di continuare a investire nella formazione affinché il mercato unico sia all’altezza delle sfide che si trova ad affrontare. 

La riforma del mercato unico prevista nella relazione non solo protegge le libertà fondamentali, ma mira anche a stabilire una «politica europea dinamica ed efficace» e invita l’Ue a non cedere il suo ruolo di leader manifatturiero ad altri. Per raggiungere questo obiettivo, secondo la relazione, l’Ue deve mobilitare tutte le sue risorse ed energie, a partire dal capitale privato, ma passando anche agli investimenti pubblici.

La relazione Letta sottolinea che i servizi di interesse generale (Sig) sono fondamentali per il modello sociale europeo. Diversi principi del Pilastro europeo dei diritti sociali sono dedicati ai Sig. Permangono tuttavia lacune nella fornitura di servizi nell’Ue, il che interferisce con l’accesso di molti cittadini al mercato unico. Per affrontare questo problema, la relazione chiede un piano d’azione per Sig di alta qualità in Europa. Inoltre, sottolinea il ruolo delle imprese dell’economia sociale nel generare prossimità e sviluppo sostenibile.

Interessante anche il richiamo alla necessità di sfruttare meglio le pratiche in materia di appalti pubblici, aumentandone la trasparenza, la competitività e la sostenibilità, con l’obiettivo di garantire che la spesa pubblica sia in linea con gli obiettivi strategici dell’Ue. In particolare, il mercato degli appalti pubblici dovrebbe diventare determinante per la promozione dei valori sociali, in linea con le transizioni verde e digitale. La relazione sottolinea la recente riduzione della concorrenza per gli appalti pubblici e chiede la semplificazione delle procedure e la garanzia di una migliore partecipazione delle Pmi e degli enti dell’economia sociale.

Ora attendiamo di conoscere i contenuti del rapporto Draghi, che avrò modo di sentire il prossimo 24 Aprile quando interverrà al Cese, potrebbe essere un’occasione per richiamare la necessità di riconoscere che la solidarietà sociale, il lavoro di cura, le infrastrutture di assistenza ed educazione sono la base su cui appoggiare la competitività che senza solidarietà diventa semplicemente la dominazione dei forti sui deboli.

Foto: https://newsroom.consilium.europa.eu/


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