Cooperazione & Relazioni internazionali

Brasile: il mistero dell’Airbus 447 (2)

di Paolo Manzo

“Tutte le ipotesi devono essere prese in considerazione, anche quelle della bomba”. Con queste parole pronunciate dal Ministro della difesa francese Hervé Morin il caso del volo Air France 447, partito da Rio de Janeiro il 31 maggio e mai giunto a Parigi, potrebbe arrivare ad una svolta. Dopo le prime dichiarazioni di Air France secondo cui un fulmine sull’Airbus sarebbe stata la causa del disastro, si aprono adesso scenari completamente nuovi, che non escludono anche complicati grovigli internazionali. Intanto ieri il ministro della Difesa brasiliano Nelson Jobim ha comunicato di aver trovato a circa 740 chilometri dell’isola Fernando de Noronha rottami metallici che “sicuramente sono dell’Airbus”. I pezzi metallici sono stati trovati a una distanza di 5 km uno dall’altro mentre un pilota brasiliano aveva riferito di aver visto, una quarantina di minuti dopo l’ultimo contatto radio con l’AF447, alcune luci arancioni sull’acqua lungo la stessa rotta dell’aereo scomparso Il quotidiano francese Le Figaro in un’intervista ad un pilota dell’Air France avanza l’ipotesi dell’esplosione. “Ci sono cinque generatori elettrici a bordo di un aereo- spiega il pilota-perchè ci sia un danno come quello che è accaduto bisogna che tutti e cinque i generatori vadano in tilt”. L’ultimo contatto con il volo Air France si era avuto domenica alle 22.33 locali (le 3.33 di lunedì ora italiana) a 565 chilometri dalla città costiera brasiliana di Natal, nel nord del paese, ovvero a tre ore dal decollo. Solo mezz’ora dopo un messaggio automatico segnalava una panne dei circuiti elettrici. Poi più nulla. L’aereo sparisce nel nulla. Cosa è successo, dunque, al volo AF447? Per gli esperti un fulmine da solo non può essere responsabile di un disastro aereo. Secondo l’Onera, l’Ufficio nazionale francese di studi e ricerche aerospaziali, in media ogni 1000 ore di volo gli aerei di linea vengono colpiti da fulmini, ma senza consequenze. La seconda ipotesi presa in considerazione è stata quella delle turbolenze atmosferiche. La regione attraversata dall’aereo è effettivamente una delle più pericolose al mondo. Proprio qui nel 1936 scomparve l’aereo guidato dal famoso aviatore francese Jean Mermoz. Scientificamente parlando si tratta di una zona di convergenza tropicale con correnti d’aria fortissime che però i piloti riescono ad aggirare se gli strumenti funzionano a dovere. La terza ipotesi è un pò la somma delle precedenti, ovvero l’insieme di queste circostanze che avrebbe fatto perdere il controllo al pilota. Ma, sostengono gli esperti, in un aereo come l’Airbus tutti gli strumenti sono doppi e tripli perché uno possa funzionare quando gli altri due sono fuori uso. Infine resta l’ipotesi dell’attentato non esclusa ma neanche enfatizzata dal governo francese. C’è però in questa direzione una coincidenza che vale la pena sottolineare, quella della scarcerazione a San Paolo in Brasile lo scorso 18 maggio di un presunto terrorista di Al Qaeda. L’uomo, di cui era stata rivelata solo la nazionalità libanese e l’iniziale del cognome, K, era stato arrestato il 25 aprile. Su di lui pendeva un voluminoso fascicolo del FBI. Per le autorità statunitensi si trattava di un “membro del Jihad Media Battalion”, il social network di Al Qaeda creato con l’obiettivo di combattere paesi “infedeli”. Secondo fonti della polizia brasiliana, contattata dal quotidiano brasiliano Folha di San Paolo, il libanese K manteneva contatti con membri del network almeno in quattro paesi, uno dei quali asiatico. Il sospetto di alcuni membri della Polizia brasiliana è che K discutesse di possibili target per attentati terroristici e impartisse compiti agli altri membri. Perché allora è stato liberato? Ufficialmente il ministro della Giustizia verde-oro Tarso Genro, lo stesso che ha concesso lo status di rifugiato politico a Cesare Battisti, ha detto che per il suo governo, dopo avere verificato il caso, il libanese K non stava lavorando per al Qaeda ma era solo un esaltato che inseriva frasi razziste antisemite e anti-Usa in forum in lingua araba. Secondo la Folha di San Paolo però la verità sarebbe un’altra. Il governo brasiliano, sostiene il giornale, voleva mantenere segreto il legame tra il libanese K. e Al Qaeda per evitare pressioni internazionali. E’ qui dunque che bisogna cercare il segreto del mistero della scomparsa del volo AF447? Quel che è certo è che finora non sono giunte rivendicazioni. Come però non ne sono mai giunte per il disastro del Boeing di Lockerbie nel 1988 e del DC-9 del 1989, in seguito attribuiti alla Libia, né tanto meno per il famoso e ancora dibattuto caso del volo TWA 800 nel 1996 le cui circostanze di sparizione non sono mai state chiarite. Ultimo fattore strano. Al momento la lista dei passeggeri non è stata resa nota e ieri il ministro Jobim ha detto che “anche quando sarà pubblicata non sarà completa perché alcuni familiari dei passeggeri hanno espresso la volontà di non apparire”. Perché tanto mistero su chi era a bordo dell’AF447?

Pubblicato ieri sull’Eco di Bergamo


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