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Cooperazione & Relazioni internazionali

Brasile: il mistero dell’Airbus 447 (3)

di Paolo Manzo

L’A330 partito il 31 maggio scorso da Rio de Janeiro e mai atterrato a Parigi potrebbe essere esploso in volo. L’ipotesi è stata formulata da alcuni esperti dell’Air France intervistati dal quotidiano Le Monde. Il caso del volo AF447 insomma, si infittisce sempre più. “Sarà un’inchiesta trasparente ma sarà difficile scoprire la verità”. Pesano come un macigno le parole pronunciate a Parigi da Paul-Louis Arslanian, direttore del Bea, l’Ufficio delle indagini e delle analisi per la sicurezza civile, incaricato di indagare sulle ragioni del disastro. Parole che arrivano lo stesso giorno in cui Brasile ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale e a Notre Dame di Parigi si sono raccolti in un rito ecumenico i familiari delle vittime alla presenza del presidente Nicholas Sarkozy. In particolare il pessimismo di Arlsanian riguarderebbe il ritrovamento delle scatole nere, le uniche a poter raccontare la verità degli ultimi istanti del volo AF447. Potrebbero trovarsi ad una profondità compresa tra i due e i tremila metri e sono programmate per emettere segnali solo per un mese dal giorno del disastro. Un ritrovamento asupicabile sì ma secondo gli esperti più arduo di quello del relitto del Titanic. Le dichiarazioni di Arslanian sono arrivate proprio quando anche il ministro della Difesa brasiliano Nelson Jobim confermava (sbagliando dato che è stato smentito dalla sua stessa aeronautica poche ore dopo) che i resti trovati in mare appartenevano senza ombra di dubbio all’aereo scomparso. Le ricerche comunque proseguono anche se con grandi difficoltà a causa del mare grosso e del maltempo. Più ottimista, invece, il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva che ha dichiarato che “Un Paese capace di trovare il petrolio a sei chilometri di profondità puo’ trovare un aereo a duemila”. Un primo rapporto delle indagini in corso, comunque, sarà consegnato a fine giugno. Un’inchiesta messa a punto da un team di una trentina di persone che valuteranno ogni ipotesi. E sotto la lente degli investigatori finisce adesso l’A330, l’airbus dell’omonimo consorzio con sede a Tolosa in Francia, finora considerato un gioiello dell’aviazione e adesso protagonista, con questo incidente, del più grave disastro aereo degli ultimi 75 anni. Un aereo considerato ad oggi supertecnologico e invece a quanto pare non immune da qualche problema. Secondo l’Australian Transport Safety Bureau, l’ufficio australiano di sicurezza aerea, lo scorso ottobre un altro Airbus, in dotazione alla compagnia Quantas, mentre volava sulle coste occidentali dell’Australia era precipitato di qualche km riuscendo poi a recuperare quota. Nessun morto, tanto spavento e un centinaio di passeggeri feriti. A causare l’incidente un danno ai computer utilizzati per controllare il velivolo andati letteralmente in tilt. Un precedente importante, dunque, se si considera che nei cieli di tutto il pianeta volano attualmente più di 600 A330, usati da circa 72 compagnie. Ma non l’unico. Nel 1994, infatti, proprio durante un test di volo un altro A330 si schiantò causando la morte di 7 persone. L’inchiesta rivelò che in quel caso si trattò di un errore umano. Intanto da Parigi Paul-Louis Arslanian fa sapere “che non vi sono elementi che inducano a pensare che l’AF447 avesse problemi prima della partenza da Rio”. Il velivolo entrato in servizio il 18 aprile 2005 aveva 18.870 ore di volo alle spalle ed era stato revisionato il 16 aprile 2009. Tutte le ipotesi al momento sono, dunque, percorribili non esclusa quello dell’attentato terroristico, al momento non presa particolarmente in considerazione dalle autorità francesi, dal momento che non è stata avanzata alcuna rivendicazione e il Brasile non costituisce un obiettivo sensibile. Qualche giorno prima del disastro, però, come riferito dal portavoce dell’Air France Nicolas Petteau, l’ufficio della compagnia a Buenos Aires aveva ricevuto una telefonata anonima minacciosa contro il volo 415 che collega la capitale argentina a Parigi. Il velivolo in questione, un Boeing 777 era stato per questo controllato dalla sicurezza dell’aeroporto senza risultato. Si era trattato, però, di un falso allarme. Gli inquirenti, comunque, non tralasciano alcun elemento. Un’analisi interessante arriva dal sito di news e intelligence statunitense Stratford. Che, sull’ipotesi terrorismo, ricorda come proprio gli attentati multipli dell’11 settembre 2001 fossero stati preceduti dai cosiddetti “trial runs”, ovvero dei test compiuti dai terroristi per verificare le loro libertà di movimento. Il che anche per l’A330 spiegherebbe la non rivendicazione.

Pubblicato ieri sull’Eco di Bergamo


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