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Quello che cantava gli esclusi

Giulio Sensi ricorda il grande cantautore milanese nel suo blog L'Involontario

di Redazione

Permettete all’involontario di andare un momento fuori tempo e celebrare Enzo Jannacci. Molti lo ricordano come “quello di quelli che…” ed infatti è stato colui che è riuscito a restituire la poesia, e spesso il senso, al quotidiano, ad una maniera di guardare a Milano e all’Italia, con le sue ricchezze e le sue povertà, piena di profonda ironia. “Quelli che…” è l’emblema della capacità di Jannacci e i suoi co-autori di ritrarre splendori e miserie del nostro Paese in declino. Ma è stato anche, e forse soprattutto, il cantore degli ultimi, degli esclusi, di coloro che non meritavano di finire suonati in dischi milionari.

E lo ha fatto anche in anni rigogliosi di abbondanza e serenità, quando i grandi successi dell’estate popolavano fiorenti e spensierati luoghi balneari. Il suo sguardo rimaneva incollato a ciò che vedeva sotto casa. Doveva essere un grande osservatore Jannacci, uno che ascoltava la realtà con tutti e cinque i sensi senza per questi limitare il suo sguardo al “popolino”. Molti dei suoi grandi successi sono costruiti si storie di gente che oggi verrebbe chiamata “marginalità sociale”.

E la sua straordinaria capacità era proprio quella di scolpire la profonda umanità degli ultimi e leggere il proprio tempo con la loro lente. In questo modo il “barbùn” di “Scarp del tennis” diventava il punto di vista privilegiato di una città che si poneva il problema delle persone senza fissa dimora. Come faceva ad avere il coraggio di innamorarsi nelle sue condizioni?

C’è una mescolanza di dolce e amaro, di ironia e follia, di gioia e disperazione, di lacrima e di rabbia nella canzone di Jannacci che la rendono incredibilmente attuale. Come il piangere e ridere del Gigi Lamera che prendeva il treno per non essere da meno di fronte alla collega di fabbrica. Finisce disperato perchè spende in treno (per non essere da meno, con la bicicletta) i pochi spiccioli della vita da operaio, perdendo anche il lavoro dopo essere stato scoperto a tagliare per lei i fiori dell’aiuola dello stabilimento. Gigi piange e ride per il suo grande assurdo amor mentre torna l’inverno e non ha il coraggio di raccontare alla moglie in che modo ha perso il lavoro…

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