Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Solidarietà & Volontariato

Ve lo spiego io il declino

di Giulio Sensi

Ieri il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha detto le seguenti parole: “Certe campagne che si vorrebbero moralizzatrici in realtà si rivelano nel loro fanatismo negatrici e distruttive della politica”. Forse si riferiva a Beppe Grillo, ma a me piace pensare che sia un monito più ampio, riferito a tutti quelli che oggi si scandalizzano di come vanno le cose senza guardare a sé stessi.

E queste parole a me sono piaciute, le trovo vere e attuali, aldilà del dibattito politico che non vede, sinceramente, nessuna anima perfettamente candida nell’agone, nemmeno Napolitano che ci ha fatto ingoiare per più di un anno la delusione del governo tecnico.

Mi sono piaciute queste parole perché ho paura di un’Italia presuntuosamente moralizzatrice che non si accorge che del declino siamo tutti complici, anche quelli che gli urlano contro. Siamo complici tutti, anche noi che ci impegniamo così vivacemente e con scarsi risultati e incapacità comunicativa talvolta quasi grottesca per portare avanti le belle idee del Terzo settore e della solidarietà.

Complice del declino lo è la gente che incontri per strada e ve la racconto, magari poi ci facciamo una canzone ispirata a Jannacci: “Quelli che il declino…”.

Quelli che fanno un piccolo incidente in auto e si fanno certificare infortuni inesistenti e poi mettono gli avvocati di mezzo. Quelli che “io ti denuncio” va bene sempre salvo poi schifare la magistratura. Quelli che in fila al supermercato ti passano avanti “tanto sei giovane non hai nulla da fare”, come mi ha detto una anziana donna l’altro giorno, mentre mi stavo scapicollando per far entrare in 24 ore le 48 necessarie.

Quel venditore di auto che ti guarda, con le chiavi della sua Mercedes in mano, e ti dice: “potresti essere mio figlio”, ma poi ti aumenta il prezzo del carrozzone di auto usata che ti sta vendendo (ti serve per andare a lavorare) e non vuole scendere, perchè sostiene di avere altri clienti interessati. Allora pensi “che fortuna che non è mio padre“. Quelli che piangono miseria e c’hanno il doppio lavoro (il secondo a nero).

Quelli che “bellina la tua canina”, ma a te non ti guardano nemmeno negli occhi perchè sorridere a un cane oggi è più facile che rispettare una persona e volerla accogliere e incontrare.

Quelli che “è tutta colpa degli immigrati”, si proprio loro, gli stessi che pagano le tasse che finanziano o tuoi servizi pubblici o la tua pensione e che lavorano nelle cucine dei ristoranti dove ami passare le tue oziose e grasse ore.

Quelli che non si muovono mai e mangiano male, poi si ammalano e vanno dal medico. Quei medici che non guardano nemmeno il paziente e prescrivono solo medicine inutili o dannose che costano miliardi di euro allo Stato.

Quelli che intasano le file degli sportelli bancari o delle Poste con in mano stretti i loro interessi monetari che non vedono altro che all’eredità dei loro figli o alla loro “serena vecchiaia” mentre il Paese, dove i loro nipoti cresceranno e loro invecchieranno, è sempre più diseguale, ingiusto e privo di opportunità. E i loro figli, blindati nelle loro case che riempiono le teste dei loro figli di paura, sfiducia e pensieri discriminanti. Sono lì, chiusi nelle loro belle abitazioni che non mancano di nulla e si lamentano della crisi che non li sfiora nemmeno e se anche li sfiora non toglie loro un briciolo dell’abbondanza in cui vivono. E si sentono minacciati da tutto quello che è all’esterno, senza capire che gli stanno togliendo tutti i diritti, proprio mentre loro difendono i piccoli privilegi privati. Quelli che tagliano l’erba del proprio giardino con le forbicine eppoi calpestano le aiuole pubbliche e quando il loro cane ci fa sopra i bisogni non puliscono nemmeno “tanto concima!”.

Quelli che si fanno il bar in casa per non uscire il sabato sera. E poi rimangono da soli. Quelli che non vogliono vendere le loro case “perchè non è il momento” e le tengono invendute e sfitte mentre la gente dorme in macchina oppure è costretto a pagare affitti iniqui perchè la banca non gli dà il mutuo.

Quelli che hanno pensioni che magari ce l’avessi io uno stipendio così e sbraitano contro i politici perchè li stanno rovinando. E ce l’hanno con le persone con disabilità “perchè rubano tutti la pensione, la maggioranza di loro è sana più di me”. Eppoi se la prendono con lo Stato quando all’anziano genitore ancora in salute viene negata l’indennità di accompagnamento.

Sono gli stessi, quelli, che non si fidano dei giovani perchè sono “inesperti”. Quelli che aspettano che un Messia calato dal cielo venga a salvare l’Italia, pronti poi a crocifiggerlo appena prenderà decisioni impopolari.

Quelli che “non c’è più speranza” ma “se vuoi vengo a parlare al tuo convegno, mi bastano 2000 euro”.

Quelli che non vogliono la badante per i nonni perchè “poi si impianta in casa e non ce la levi più”, mentre il nonno soffre e non c’è posto nelle case di riposo e allora se la prendono con l’Italia perché “è uno scandalo che non ci siano posti per i vecchietti nelle case di riposo”, mentre degli asili nido non gliene frega niente e ricominciano a cercare la badante, “però non africana o nera, e nemmeno rumena”.

Quelli che leggono solo i titoli dei giornali e poi ci sputano sopra sentenze e i giornalisti che scambiamo il giornalismo di inchiesta con la macchina del fango contro chi cerca di migliorare questo Paese. Quelli che “l’informazione deve essere libera”, ma la guardano solo su internet e poi si scandalizzano se c’è troppa pubblicità.

Quelli che vogliono fermare il declino e poi inciampano sul proprio di declino, e quelli che “nella solidarietà io non ci credo perchè vale solo la legge del più forte”. Poi quando si indeboliscono muoiono di depressione.

Quelli che vogliono rinnovare la politica e poi ragionano esattamente come quelli che l’hanno rovinata. Quelli che “io non ci credo più nella politica”. Quelli che i sogni ormai non li vedono nemmeno la notte.

E voi che leggete e che mi farete il piacere di commentare questo articoli con il vostro “Quelli che il declino…”.

p.s.: e poi ci sono quelli che credono ancora nella solidarietà: molti di loro saranno a Lucca da giovedì a domenica con il volontariato, magari il declino si arresta passando da lì. Dateci un’occhiata.

 

 

 


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA