Sanità & Ricerca

Quando lo sclerotico ritorna bambino : Il Sollevatore

di Noria Nalli

Ho saputo della sua esistenza durante il mio primo ricovero, in occasione di una brutta ricaduta agli arti inferiori. A casa non riuscivo più ad alzarmi dalle sedie e mi portarono all’ospedale con un’ambulanza. Dopo i primi giorni di letto e cortisone, mi proposero di farmi passare un po’ di tempo fuori dalla stanza, seduta su una carrozzina. Io accettai entusiasta. Mi sentivo già meglio e sicuramente sarei riuscita a scendere e sedermi senza troppa fatica. Le cose, invece, andarono un po’ diversamente. Il cortisone mi aveva indebolito ed io ero pesante. Per evitare cadute e problemi, il medico aveva prescritto di “mettermi in carrozza” tramite un sollevatore. In pratica gli infermieri mi imbracavano, per attaccarmi ad un dispositivo, che mi alzava per posarmi a destinazione sana e salva. Provai a protestare più volte, ma fu inutile. Odiavo quell’aggeggio, che mi faceva pesare enormemente il mio limite. Per fortuna, quando il cortisone ebbe completato il suo effetto, riuscii, con un piccolo aiuto, a scendere e salire sul letto da sola. Nei mesi successivi, dopo altre ricadute simili, incontrai di nuovo il mio amico basculante, ma il mio atteggiamento, nei suoi confronti, cambiò radicalmente. La sofferenza e i periodi di riabilitazione mi avevano reso più saggia. Il sollevatore era solo un aiutante, un “infermiere a motore”. Nei momenti di crisi cercavo di rilassarmi e non disperare. Quando dovevo essere preparata per il “sollevamento” cercavo di scherzare con le mie amiche infermiere e godermi quei momenti di alleggerimento della tensione ospedaliera. Le manovre della salita e discesa dalla sedia a rotelle, mi ricordavano infatti quando da bambina i miei genitori mi facevano salire sull’altalena. Il sollevatore,  nel trasportarmi mi cullava come una ragazzina mai cresciuta. Noi sclerotici, in questo modo potevamo tornare un po’  bambini. Acquistando un punto di vista infantile, impariamo anche ad accettare gli aiuti esterni e affidarci con serenità agli ausili, che semplificano la nostra esistenza.


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