Sanità & Ricerca

Noi sirene di terra ferma: le sclerotiche e l’eleganza. Così è nato Fashion_ability

di Noria Nalli

L’equilibrio che non è più lo stesso ed impedisce di indossare quelle belle scarpe col tacco che ci piacevano tanto, la figura che appare appesantita per il  cortisone e lo scarso movimento, talvolta poi bisogna usare quei pannoloni, che non sono certo molto sexy, la difficoltà nei movimenti  che rende più pesante il momento della cura della persona. Avere un aspetto elegante e piacevole non è sempre facile per noi sclerotici. Ricordo ancora che, quando ho scoperto di avere la SM, avevo detto a mia madre “Ok, magari finirò in carrozzina, ma voglio essere bella!”. Ecco, devo dire di non aver tenuto fede a quel proposito. Ora però vorrei rifarmi e prendermi una rivincita col destino, come Mirella Santamato, che decise di sfilare in passerella, anche se in carrozzina o  con il bastone. Di seguito quindi copio e incollo il comunicato stampa del mio progetto di riscossa. UDITE UDITE!!!

La tematica è sicuramente sentita e di attualità, se persino Lady Gaga ha provato il bisogno di “provocare”, andando sul palco in carrozzina e vestita vestita da sirena. Il mitico personaggio è infatti il simbolo della condizione in cui vivono le donne disabili, legate nei movimenti ed incapaci di condurre una esistenza autonoma sulla terra. La creatura marina, impedita nella deambulazione, ma dotata di un grande potere seduttivo è anche l’immagine simbolo di Fashion_abilty, il ciclo di incontri che partirà il prossimo 7 marzo a Torino. Una giornalista con la sclerosi multipla, una critica cinematografica disabile e una stilista si incontreranno per discutere di bellezza, moda, sesso e disabilità tutti i giovedì sera di marzo dalle 21.00 per 2 ore alla Casa del Quartiere di San Salvario, in ia Morgari 14 a Torino; per iscriversi è necessario inviare una mail a fashionability.torino@gmail.com )  con Noria Nalli e Carmen Riccato. La sirena, nella fiaba di Andersen ripudia la sua natura, rinunciando alla sua voce ammaliante, in cambio di due gambe umane e l’accettazione del proprio corpo sembra essere il vero nodo del problema, parlando di moda e disabilità. “Le mie esperienze di ricovero e di donna in carrozzina, sono di un pregiudizio sul disabile come essere asessuato a cui non è concesso un abbigliamento, che esprima fascino o un barlume di personalità” racconta Noria Nalli, che cura sulla cronaca di Torino de La Stampa, una rubrica di racconti brevi, poetici e lievi riratti di corsia sulle sue esperienze ospedaliere.“Io non amo le categorizzazioni, che distinguono una moda per taglie forti (curvy, come si dice ora) o per disabili. L’approccio alla moda è unico – spiega invece Serena Poletto Ghella – per essere eleganti bisogna raggiungere l’auto-consapevolezza di cosa “fa bene” alla propria figura. E’ una ginnastica mentale anche terapeutica. Si scelgono i capi che sono economicamente alla nostra portata ed in grado di valorizzarci al meglio. Avendo dei limiti fisici è più difficile, ma assolutamente non impossibile. Un disabile ha, nel suo disagio,un doppio stimolo a mostrasi al meglio come impegno sociale nei confronti di chi vorrebbe discriminarli”. Per documentare l’esperienza, aprire riflessioni e dibattiti oltre a raccogliere commenti,gli incontri saranno seguiti passo passo dalla giornalista, sul suo blog http://ritrattidicorsia.overblog.com . Speriamo che riescano a fare tendenza. In fondo Torino una volta era la capitale della moda: potrebbero nascere delle rivoluzionarie icone di stile, nella vita e nell’abbigliamento.

Che ne dite, ce la faremo? E mi raccomando sclerotiche torinesi, partecipate e diffondete la voce.


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