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Come la Lumachina di Pinocchio…

di Noria Nalli

Una lentezza estenuante, che porta a percorrere i minimi tratti di strada ad una velocità improponibile. La sclerosi ha trasformato le mie gambe in due aiutanti indisciplinate come la Lumachina, la cameriera della Fata Turchina, descritta da Collodi nel suo Pinocchio. Il povero burattino una volta dovette bussare fino allo sfinimento, al portone della fatina, prima che la domestica dispettosa si decidesse ad affacciarsi al balcone.   Allo stesso modo, i miei discoli arti inferiori non vogliono saperne di seguire tranquilli le mie direttive. Talvolta si muovono  quasi  spediti, permettendomi di assaporare sprazzi di normalità ,  ma sono più frequenti i casi in cui fanno i capricci, si induriscono e non mi consentono di passeggiare senza frequenti soste in cui devo sedermi su una panchina, al tavolo di un bar o semplicemente sul sedile del mio deambulatore.  Questa situazione è come una gabbia, che mi porta a camminare poco. Purtroppo meno mi muovo e più tendo ad ingrassare, ma se acquisto peso le gambe diventano ancora più pesanti,  portandomi a diminuire i movimenti per non provare troppa fatica. Chissà se un giorno riuscirò ad uscire da questo circolo vizioso. Nel frattempo cerco di essere più comprensiva con le mie gambe disobbedienti, ripensando con nostalgia alla mia infanzia e alla riduzione televisiva di Pinocchio realizzata da Comencini.  Ricordo con affetto quella Lumachina lunare e dispettosa, impersonata dalla bravissima Zoe Incrocci, di cui vi propongo una dolce immagine giovanile.

 


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