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I miei percorsi di sopravvivenza: la mia stampella fatata

di Noria Nalli

Lo sguardo sulla città di una persona disabile può essere disincantato,  talvolta rabbioso, altre volte rassegnato oppure propositivo,  persino rivoluzionario. In ogni caso esprime un punto di vista interessante. Da quando cammino con fatica e soprattutto dal momento in cui utilizzo il deambulatore,  ho cominciato a conoscere nuove realtà e e impressioni sulla vita cittadina e a riflettere su come le persone .conducano le loro giornate negli scampoli >di vita urbana come piccoli tratti di strada, marciapiedi e svincoli rionali. Sono arrivata così ad elaborare la “teoria dei percorsi di sopravvivenza”. Non si tratta di un metodo di cura o di una nuova forma di meditazione. Semplicemente ho riflettuto come, uscendo di casa da sola ogni mattina abbia dovuto, quasi senza rendermene conto, scegliere un percorso il più possibile sicuro per la mia andatura un po’ malferma e costellato di luoghi, non troppo distanti tra loro,  che mi permettessero di godere momenti di riposo, ristoro e socialità. Farò un esempio. Spesso, appena uscita dal portone attraverso un lungo marciapiede, facendo una sosta a metà strada sedendomi sul deambulatore. Poi raggiungo il bar, dove mi sistemo al tavolo,, prendo un caffè, sfoglio il giornale. Osservo il passaggio dei clienti e scambio qualche parola. Dopo un po’ esco perché a pochi metri, c’è “Il collarino”, il negozio di cibo e accessori per animali della mia amica Giorgia. Da lei acquisto prodotti per i miei gatti, accarezzo i cagnolini al seguito dei loro padroni e chiacchiero degli argomenti più svariati, è una vera risorsa di socialità il suo negozio, essendo aperto tutti i giorni con orario continuato. Sempre a poca distanza trovo poi una panetteria ed i miei amici della cartoleria Dr Ink. Volendo potrei trascorrere intere giornate fuori, senza pericolo di rimanere a lungo da sola o senza assistenza. Il bello è che non sono l’unica. Anche molti anziani o persone con disagio di vario tipo compiono il mio stesso percorso. Mi viene voglia di scriverlo e articolarlo meglio per offrirlo alla città, questo sclerotico progetto dei PERCORSI DISOPRAVVIVENZA. Per me, che amo la dimensione delle fiabe sono la mia ulteriore stampella,  anzi la mia stampella di Cenerentola.  E voi avete un qualche ausilio fatato di questo genere? Conoscete degli itinerari di salvataggio da condividere, per parlarne insieme nel mio blog?

p.s. La grafica dell’immagine e’ di Gloris Barion.


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