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Il dramma delle sedie dei locali pubblici -non vogliamo essere trattati come Fantozzi

di Noria Nalli

Sedie, oggetti su cui potersi sedere, per riposarsi anche solo qualche minuto e da cui riuscire facilmente ad alzarsi. Non mi sembra una richiesta esagerata, tuttavia nella maggior parte dei locali pubblici dai bar, ai ristoranti agli uffici postali, sedie e poltroncine, sono quanto di meno ergonomico possa esistere e quindi poco fruibili da anziani, disabili, e persone afflitte da disagi temporanei, come i postuni di un’operazione alle anche. Per essere accessibili, le sedie devono avere ampiezze e altezze adeguate, schienali e soprattutto due braccioli su cui potersi appoggiare per dare la spinta necessaria a rialzarsi. Spesso capita che noi sclerotici, colpiti da poussee’ agli  arti inferiori, facciamo fatica a rimetterci in posizione eretta. Se ci sediamo su oggetti d’arredamenti, molto originali ed artistici, ma privi di braccioli, tirarsi su può diventare un’impresa. La presenza di sedie inadatte arriva ad esempio, ad impedirmi di frequentare determinati locali. In queste situazioni, mi viene in mente la diabolica poltroncina, priva completamente di forma, che i personaggi di Paolo Villaggio, Fracchia e Fantozzi, dovevano subire al cospetto del capufficio.  Quella sedia aveva lo scopo di umiliare chi la usava, un sentimento, che mi capita spesso di provare. Devo dire che, invece, la civilta’ e il sostegno del disagio, passano anche da luoghi in cui potersi sedere, che siano alla portata di tutti.


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