Attivismo civico & Terzo settore

Azzardo che uccide

Marco Dotti commenta i fatti tragici di ISchia. Un ragazzo di 19 anni si è suicidato per le perdite subite a poker live

di Redazione

È un gioco, ci dicono, da giocare “responsabilmente”. Un gioco che non fa vittime, se lo sai prendere per il verso giusto. È tutto facile sulla carta. È tutto bello e pulito, come le voci e i volti (anche noti) che ci sorridono negli spot. Poi c’è chi non sa proprio prenderla per il verso giusto  – ci raccontano altri – e magari non sa nemmeno che al gioco si può vincere o perdere, ma comunque si impara una fondamentale lezione di libertà e di vita.

Ben strana lezione, viene da rispondere, se questa “libertà” si conquista al prezzo della dipendenza e se questa “vita” si paga a un contro-prezzo che finisce per coincidere con il suo contrario: ossia con un asservimento a una ripetitività da automi che può condurre fino a un punto estremo noi che automi non siamo.

È notizia di poche ore fa il ritrovamento di un ragazzo, gettatosi sugli scogli di Ischia. Non aveva nemmeno vent’anni e in tasca i pescatori gli hanno trovato un biglietto di scuse. Si scusava con i genitori per “aver perso” tutti i suoi risparmi scommettendo su internet. Ma non voglio fare commenti. Lasceremo questa notizia sullo sfondo. Con tutto il carico di dolore e impotenza che ci portiamo addosso.

Ma una cosa la vorrei dire. Serve molta ingenuità o molta malafede per credere che questo azzardo altro non sia che una declinazione della libertà. 

L’azzardo è un idolo, scriveva Baudelaire. Proprio quando crediamo di dominarlo – anche noi, qui, che scriviamo o leggiamo – ci rivela il suo vero volto: il gioco, non il giocatore, è il vero padrone del gioco. Non c’è libertà in questo azzardo.  Ecco cosa scriveva Baudelaire, con parole che oggi vorremmo dedicare non certo alle vittime, ma ai tanti commentatori che a forza di elogiare questa non-libertà ne sono diventati schiavi:

“Pensavate davvero di potervi burlare, / ipocriti confusi, del padrone, /e di barare al gioco – e che fosse normale /aver due premi insieme, il Cielo e la ricchezza?”. 

Non vi piace Baudelaire? Roba da intellettuali? Beh, ecco come si esprimeva il Vescovo di Rimini il 30 maggio scorso.  Parole durissime ma necessarie: “il gioco d’azzardo –  fenomeno devastante – è violenza perché crea dipendenza e schiavitù. Lotto, superenalotto, lotterie, gratta e vinci, slot machines: un fenomeno globalmente in crescita preoccupante in tutto il territorio nazionale e anche nel riminese, con una rete fittissima di punti di gioco, e volumi di denaro impressionanti. Vengono così illusi spesso proprio i più poveri con la promessa di una facile fortuna, promuovendo la cultura fallace di un guadagno facile, conseguito senza lavoro e senza fatica”.

Possiamo non dirci d’accordo con lui?

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